Alla vigilia dell’ennesimo confronto del Governo sul tema della regionalizzazione, su cui la Lega spinge attraverso i suoi ministri più coinvolti sul disegno di legge, come Lorenzo Fontana, capo del dicastero per la famiglia e le disabilità, arriva una dura reprimenda del leader della Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, nei confronti del primo responsabile del Miur. Perché la scuola continua ad essere il nodo cruciale di tutta l’autonomia differenziata, sul quale il M5S continua non a caso a mantenere diversi dubbi.
“Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti – sostiene Sinopoli – mostra due volti: uno quando parla ai giornali nazionali e con i sindacati e un altro quando parla dai giornali locali. Da quello che sostiene sul Corriere del Veneto, sembra emergere una sua totale dimenticanza di quanto ha sottoscritto con i maggiori sindacati della Scuola e dell’Istruzione il 24 aprile 2019“.
Il segretario generale dei lavoratori della Conoscenza della Cgil ricorda che bisogna tenere “giù le mani dalla scuola nazionale e costituzionale”.
Nell’intesa post-pasquale, sostiene Sinopoli, il Governo, quindi lo stesso Bussetti, si è impegnato “a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione e ricerca, garantendo un sistema di reclutamento uniforme, lo status giuridico di tutto il personale regolato dal Ccnl, e la tutela dell’unitarietà degli ordinamenti statali, dei curricoli e del sistema di governo delle istituzioni scolastiche autonome”.
“Ora – continua con tono preoccupato il sindacalista Confederale – Bussetti dice che il suo modello si ispira a quello della Val d’Aosta e del Trentino, dove risorse, orario, piano di studio, contratti di lavoro, mobilità, aggiornamento del personale docente e Ata, reclutamento dei dirigenti scolastici, non sono più nazionali. Dicendo ciò, si confessa candidamente che il sistema scolastico e di istruzione non esisterà più, perché diventa regionale a statuto speciale. Non è questo che si legge in Costituzione”.
Sinopoli conclude il suo intervento promettendo che la Flc Cgil “non starà a guardare inerte allo scempio che si vuole fare della Carta Costituzionale e del sistema scolastico e dell’istruzione del Paese e si prepara fino d’ora alla mobilitazione del personale nelle forme democratiche necessarie, esclusa nessuna, fino a che questo sciagurato disegno non venga deposto definitivamente nel cassetto”.
Insomma, se il ddl dovesse passare in Consiglio dei ministri, l’impressione è che i sindacati non abbiano più scelta che andare allo sciopero: il premier Giuseppe Conte riuscì a scongiurare quello del 17 maggio – poi confermato solo da Cobas, Unicobas, Sgb, Cub, Anief – ma stavolta serviranno argomenti decisamente più concreti per evitarlo.
Anche perchè a spingere per lo sciopero, in autunno, stavolta sarebbe anche la Confederazione, a partire dal leader della Cgil Maurizio Landini che ha già espresso il suo parere in merito: “Il Governo non ci sta ascoltando – ha detto Landini – se non ci ascolta non escludiamo nulla, ma di sicuro queste cose le decideremo insieme a Cisl e Uil e si valuterà il momento opportuno, se necessario”.
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