Sul fronte della regionalizzazione, il nodo principale non sarebbe quello delle risorse da destinare alle regioni che chiedono la competenza esclusiva su servizi precedentemente gestiti in regime concorrente tra Stato ed enti locali: il problema numero uno su cui c’è maggiore dissidio è invece la Scuola.
La questione si è evidenziata nel corso del vertice sulle autonomie svolto l’8 luglio a Palazzo Chigi, alla presenza del premier Giuseppe Conte: Lega e M5S sono risultate ancora piuttosto lontane, soprattutto sulla stesura dell’articolo 12 dello schema della riforma, dedicato all’assunzione diretta dei docenti e ai concorsi regionali.
I “grillini” temono, in particolare, di andare a produrre danni alle Regioni con minori servizi e risorse, istituendo scuole di serie A, B e C.
Inoltre, dal M5S è stato espresso più di qualche dubbio sul fatto che una legge del genere possa essere poi cassata dalla Consulta e quindi non adottabile.
A far emergere il problema è il sottosegretario pentasellato Salvatore Giuliano, di professione preside, che ha citato una sentenza della Corte Costituzionale del 2013, con presidente l’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la quale ha definito incostituzionale il principio (dell’assunzione diretta dei docenti) su una richiesta già espressa in passato dalla Lombardia (la sentenza 76/2013, sempre della Consulta, sull’articolo 12 della legge regione lombarda).
Sempre sul fronte scolastico, il M5S ha presentato forti perplessità a proposito dei contenuti dell’art. 11 della riforma Stefani: si tratta, del principio delle norme generali non cedibili dove per norme generali si fa riferimento ai cicli scolastici, al piano di studio, alle valutazioni di sistema, all’alternanza scuola lavoro, alla formazione degli insegnanti, al contenuto dei programmi, alle norme sulla parità scolastica, all’organizzazione su offerta formativa.
La riunione, quindi, non è andata proprio come intendeva la Lega. Ancora di più perché il tema delle risorse e dell’impianto finanziario a corredo dell’autonomia differenziata non è stato possibile affrontare nella sua pienezza: il ministro di competenza, Giovanni Tria, era infatti impegnato all’Eurogruppo.
Giovedì 11 luglio, fra settantadue ore, di prima mattina, dovrebbe esserci anche lui al nuovo confronto tra i due partiti di Governo.
“Ma l’impressione – scrive l’Ansa – è che neanche questa possa essere la riunione definitiva”.
“Ci sono passi avanti, si procede a oltranza”, ha detto il ministro per gli Affari Regionali.
Sull’autonomia differenziata, il vicepremier Luigi Di Maio, si è confermato possibilista ma sempre a determinate condizioni: “Si deve fare ma si deve fare bene”. Sono dichiarazioni che replicano quelle di qualche giorno fa, quando chiese di attuare parallelamente un grande piano per il Sud.
Intanto la Lega fa pressing sui governatori del Nord e anche di una parte di FI: in cambio, il ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini può mettere anche la Flat tax, con il 15% di tasse per il ceto medio, con tanto di contratto in tv. Una mossa alla Berlusconi, che potrebbe essere apprezzata da Forza Italia.
Intanto,l presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha tenuto a sottolineare: “L’Emilia-Romagna non ha mai posto il problema delle assunzioni e della contrattualizzazione degli insegnanti, come peraltro non chiede nemmeno di assorbire l’ufficio scolastico regionale”.
“La nostra proposta – ha continuato – mira al contrario a rafforzare la collaborazione tra Regione e Miur, in particolare sul fronte della programmazione degli organici e dell’edilizia scolastica. Come Emilia-Romagna siamo infatti convinti che l’istruzione debba essere un’architrave nazionale della cittadinanza”.
In ogni caso, dalla Sinistra piovono critiche a raffica: “Dalla riunione a Palazzo Chigi – ha detto Stefano Fassina di LeU – parlando dell’Autonomia emerge che il nodo da sciogliere sarebbero le risorse economiche. Che sorpresa”.
“Dopo mesi di propaganda da parte dei Presidenti secessionisti, e visto quanto sottoscritto prima da Gentiloni e poi specificato nelle bozze delle pre-Intese condivise da Conte con i Presidenti di Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna: l’impianto contenuto nell’art 5 sottrae enormi risorse alla comunità nazionale, ossia a sanità, scuola, servizi sociali, programmi culturali, infrastrutture, e tanto altro”, conclude Fassina.
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