Il ministro Marco Bussetti ha dato un giudizio positivo alla domanda: “La regionalizzazione del servizio scolastico potrebbe sanare la mancata entrata in regime dell’autonomia scolastica?”
Dopo aver compendiato l’evoluzione del servizio scolastico in quattro fasi (scuola del programma, della programmazione, della progettazione, delle indicazioni), ha giustificato il decentramento regionale dicendo: “Evidente che l’attenzione verso il bisogno locale si ha quando più si è vicino ai problemi, ecco perché l’autonomia può essere un’opportunità proprio in questa veste”.
Si tratta di una chiacchierata a ruota libera: l’autonomia scolastica che “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione, mirati allo sviluppo della persona umana” è nel cestino dei rifiuti, unitamente agli studi pedagogici.
Se ne elencano alcuni nodi critici:
– La progettazione implica la precisazione circostanziata dei traguardi da raggiungere. Il ministro non ha affrontato la questione.
– La progettazione vive in uno spazio tridimensionale:
Il ministro ha sorvolato sull’aspetto pedagogico/didattico per concentrarsi sul “fare rete, fare sistema, collegarsi col territorio”.
Per il ministro non è esaustiva la norma esistente: “Ai fini della predisposizione del piano triennale dell’offerta formativa, il dirigente scolastico promuove i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio” ?
Enrico Maranzana
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