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Regionalizzazione: il ministro si arrampica sugli specchi

Il ministro Marco Bussetti ha dato un giudizio positivo alla domanda: “La regionalizzazione del servizio scolastico potrebbe sanare la mancata entrata in regime dell’autonomia scolastica?” 

Dopo aver compendiato l’evoluzione del servizio scolastico in quattro fasi (scuola del programma, della programmazione, della progettazione, delle indicazioni), ha giustificato il decentramento regionale dicendo: “Evidente che l’attenzione verso il bisogno locale si ha quando più si è vicino ai problemi, ecco perché l’autonomia può essere un’opportunità proprio in questa veste”.

Si tratta di una chiacchierata a ruota libera: l’autonomia scolastica che “si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione, mirati allo sviluppo della persona umana” è nel cestino dei rifiuti, unitamente agli studi pedagogici.

Se ne elencano alcuni nodi critici:

  • La cultura progettuale è assente:

– La progettazione implica la precisazione circostanziata dei traguardi da raggiungere. Il ministro non ha affrontato la questione.

– La progettazione vive in uno spazio tridimensionale:

  • Formativo: “Elaborazione e adozione degli indirizzi generali” espressi sotto forma di competenze generali (Quali comportamenti devono essere assunti dagli studenti per facilitare il loro ingresso nel contesto socio-economico-culturale?);
  • Educativo: identificazione delle capacità sottese alle competenze generali, da perseguire nel lungo periodo;
  • Dell’istruzione: ideazione di mini percorsi conformi alla specificità degli studenti delle diverse classi.

Il ministro ha sorvolato sull’aspetto pedagogico/didattico per concentrarsi sul “fare rete, fare sistema, collegarsi col territorio”.

  • Le indicazioni nazionali non possono e non devono essere intese come il superamento della fase progettuale. Esse, infatti, indicano le competenze da promuovere; sono un ausilio per l’identificazione sia dei traguardi formativi, sia di quelli educativi.
  • Far dipendere l’attenzione e la percezione di un problema dalla vicinanza materiale al suo luogo d’origine è un’ipotesi senza senso.

Per il ministro non è esaustiva la norma esistente: “Ai fini della predisposizione del piano triennale dell’offerta formativa, il dirigente scolastico promuove i necessari rapporti con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti nel territorio” ?

Enrico Maranzana

 

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