Nell’ipotesi di assegnazione delle risorse in base al valore medio nazionale pro capite le tre Regioni che hanno richiesto il trasferimento delle funzioni avrebbero un surplus di 1,3 miliardi, mentre a perderci sarebbe soprattutto il Lazio, con una perdita teorica di oltre 1,6 miliardi.
Proprio il criterio di attribuzione delle risorse sarà uno dei nodi da sciogliere nelle riunioni dei prossimi giorni; ma l’orientamento è quello di far saltare la clausola di salvaguardia prevista dall’articolo 5 delle intese, che rimanda appunto al valore medio nazionale in caso di mancato accordo tra Stato e Regioni sull’adozione dei fabbisogni standard.
Nel dettaglio: un’analisi delle conseguenze dell’approccio basato sul costo medio è stata fatta da Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi dell’Università di Ferrara in un articolo uscito sul sito lavoce.info e riportato da Il Messaggero. Nel testo vengono prese in considerazione le due ipotesi: regionalizzazione di tutte le funzioni richieste dalle Regioni, oppure stralcio dell’istruzione scolastica e universitaria.
Nel primo caso, ci sarebbe in ballo (in base ai numeri della Ragioneria generale dello Stato) un importo complessivo di 16,2 miliardi, che diventerebbero 4,8 sottraendo gli 11,4 di scuola e università, che dunque valgono oltre i due terzi del totale.
In entrambe le situazioni, ciascuna Regione dovrebbe confrontare la propria spesa regionalizzata pro capite con quella media nazionale: lo sbilancio moltiplicato per il numero di abitanti dà l’ordine di grandezza delle risorse in eccesso o in difetto. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna avrebbero diritto a 2,7 miliardi in più e nel complesso vedrebbero incrementarsi del 17 per cento la spesa. La somma scende a 1,3 miliardi (con un aumento del 21 per cento) se si esclude l’istruzione come suggeriscono gli ultimi sviluppi della trattativa politica.
La rinuncia al trasferimento dei docenti e del restante personale nei ruoli regionali avrebbe un effetto positivo per alcune Regioni del Sud, che sono al di sopra della media per quanto riguarda l’istruzione ma non per le altre funzioni. Mentre l’esito resterebbe comunque disastroso per il Lazio, il cui scostamento complessivo dipende in larga parte proprio dalle funzioni diverse da scuola e università: un conto da 1,6 miliardi, solo di poco inferiore a quello che si avrebbe con la cessione di tutte le funzioni istruzione compresa.
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