Regionalizzazione sì o no? Dopo la caduta del governo M5S-Lega sembrava che la strada per l’autonomia differenziata fosse stata definitivamente tralasciata. E invece, nelle ultime ore, il percorso per la regionalizzazione ha preso vigore.
Il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia ha riaperto l’ipotesi della regionalizzazione della scuola contenuta nella richiesta di autonomia differenziata avanzata da Lombardia e Veneto. A margine dell’incontro tenuto con il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, Boccia ha parlato così: “Se ha senso che sia la regione a definire gli assetti sulla scuola e il numero studenti, allora è giusto che sia il presidente della regione a stabilire se una classe deve avere 15 o 25 studenti sulla base delle caratteristiche territoriali, la demografia, su cosa accade nelle valli”.
Così come segnala Il Manifesto, l’ipotesi di cessione quasi integrale delle competenze organizzative, didattiche e di gestione anche degli stipendi dei docenti dallo Stato alla Lombardia (e al Veneto) era stata respinta in blocco nel governo precedente per volontà del M5S, ma ora si riparte, con un ministro del Partito Democratico, in un altro governo con i Cinque Stelle, che riconosce l’autonomia nella programmazione della rete scolastica.
In attesa della definizione delle nuove competenze, sembra chiaro che la scuola possa davvero cambiare. Non di una vera e propria secessione, come quella prospettata dalla Lega, ma certo in maniera significativa anche dal punto di vista amministrativo.
La bozza di regionalizzazione del Veneto
Il sito specializzato Roars pubblica il testo integrale del dossier L’autonomia del Veneto in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione consegnato dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia al Ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Francesco Boccia lo scorso 23 settembre 2019.
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