Regionalizzazione della scuola? Avanti tutta. Così, in un’intervista al Corriere del Veneto, parla il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.
“Il modello a cui ci si ispira è quello da anni vigente in Regioni come il Trentino e la
Valle d’Aosta. Modello che funziona perfettamente e che, eventualmente, con qualche correttivo, può essere esportato, in base a quanto previsto dall’articolo 116 della
Costituzione, anche in Regioni a statuto ordinario”.
“Domani si parlerà anche di istruzione. E posso dirle che anche in queste ore gli uffici
tecnici della Presidenza del Consiglio e del Miur stanno lavorando per limare le bozze di intese. Lunedì, in sede di riunione politica, si scioglieranno gli ultimi nodi“, ha aggiunto il titolare del dicastero di Viale Trastevere.
Bussetti, poi, rivendica che l’autonomia scolastica non è certo un’invenzione dell’attuale governo: “L’autonomia scolastica non è una invenzione del ministro Bussetti, ma un principio ormai radicato nell’ordinamento italiano. Una regionalizzazione, nella cornice tracciata dalla Carta costituzionale, è una opportunità in più, non un problema”.
E sulle critiche, infine, è netto: “Sono convinto che molte critiche hanno esclusivamente una base ideologica ma non siano state precedute da un esame attento dei testi. E poi mi verrebbe da chiedere: il modello trentino o valdostano cosa ha di rivoluzionario? E soprattutto, è un modello virtuoso? Se sì, perché dovremmo privare i cittadini di altre Regioni di un processo di elevazione degli standard qualitativi del servizio scolastico?”.
Il dibattito sulla regionalizzazione è caldissimo con le due anime del governo in contrapposizione: da una parte c’è il Movimento Cinque Stelle che frena, dall’altro, invece, c’è la Lega che pigia il piede sull’acceleratore. Nei prossimi giorni se ne saprà di più (lunedì 8 luglio potrebbe essere una giornata chiave in tal senso, ndr).
Allo stesso tempo c’è da guardare con interesse ciò che sta accadendo in Friuli Venezia Giulia con la bozza di norma di attuazione della regionalizzazione della scuola già pronta e consegnata alla Commissione Paritetica per l’avvio del percorso ufficiale di approvazione.
A guida della Regione Friuli Venezia Giulia, da pochi mesi, c’è il leghista Massimiliano Fedriga che, come i suoi omologhi Zaia (Veneto) e Fontana (Lombardia) vuole attuare la regionalizzazione.
Rispetto agli altri due governatori, Fedriga, stanco di aspettare, ha deciso di approntare un provvedimento dell’assetto scolastico nella Regione Friuli con il beneplacito (a quanto riferisce Italia Oggi) del ministro dell’Istruzione (leghista) Marco Bussetti.
“Siamo pronti e siamo perfettamente in grado di gestire la regionalizzazione dell’intero sistema scolastico”, ha affermato l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen
La norma pensata dall’attuale governo regionale non interviene sul trasferimento dell’organico scolastico dallo Stato alla Regione, ma prevede forme di autonomia, compresa la possibilità di istituire insegnamenti integrativi di interesse regionale. La vera novità, comunque, è che l’Ufficio scolastico regionale passerà sotto il controllo della Regione Friuli Venezia Giulia.
Così sarà la scuola regionalizzata in Friuli Venezia Giulia: definizione e composizione degli organici e delle graduatorie, possibilità di stipulare contratti con dirigenti scolastici e di effettuare concorsi in caso di necessità. Non solo: definizione del calendario scolastico, possibilità di istituire insegnamenti integrativi, trasferimento dell’Ufficio scolastico sotto il controllo della Regione, creazione di un sistema integrato di educazione e istruzione, elaborazione di un piano per gli istituti plurilingue.
Tutto ciò quanto costerà? Allo Stato si chiede il trasferimento alle casse regionali di quanto spende per i servizi a cui non dovrà più provvedere (si tratta, comunque, di una cifra di pochi milioni di euro). La Regione metterà a disposizione 800mila euro per assumere presidi e Dsga nel 2019-2020, 200mila per reclutare personale per il sostegno e nell’ambito amministrativo.
Sugli stipendi, invece, ci sarà battaglia: il Friuli vuole che sia lo Stato a pagarli (circa 900 milioni all’anno), il Ministero dell’Economia, invece, non è d’accordo.
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