Mentre i sindacati e le associazioni della scuola si trovano quasi all’unanimità d’accordo nel “più netto dissenso riguardo alla richiesta di ulteriori forme di autonomia in materia di istruzione avanzata dalle Regioni Veneto, Emilia e Lombardia”, dai promotori del progetto continuano a giungere rinnovate motivazioni a sostegno.
I più attivi sono, come sempre, i fautori del Veneto, i quali assicurano che l’autonomia differenziata porterà stipendi di 150-200 euro netti in più. Una maggiorazione resa possibile dalla compartecipazione al gettito di tributi erariali maturati nel territorio; dalla spesa sostenuta dallo Stato nella Regione per le funzioni trasferite; dall’introduzione entro cinque anni dei “costi standard”.
A confermare questi aspetti è stato l’assessore regionale alla Scuola Elena Donazzan, che a colloquio con l’Ansa, il giorno dopo lo stop in CdM del provvedimento a causa dei dubbi posti dal M5S, ha parlato di introduzione della premialità per i docenti di secondo livello.
L’assessore, da poche settimane fuoriuscita dalla Lega, ha parlato anche delle immissioni in ruolo degli insegnanti precari “storici”, un punto inserito a chiare lettere nella bozza di cui ha discusso ieri il consiglio dei ministri è uno dei punti cardine dell’Autonomia.
“Naturalmente tutto passa attraverso le necessarie verifiche sui titoli – ha detto la Donazzan – e sulle competenze, ma anche sul costante aggiornamento”.
Tra i percorsi da implementare, per Donazzan, ci sono “l’alternanza scuola-lavoro che ora è ingestibile ma anche la programmazione, con l’inserimento della cultura del lavoro, della musica e dello sport”.
Un percorso da compiere “analizzando con scadenza biennale la necessità delle figure professionali, chiudendo corsi che diventano inutili o non frequentati ed ‘accendendone’ altri più appetiti”.
Grazie alle leggi regionali e gli accordi con il Miur già sottoscritti “più spazio alla storia veneta e conseguentemente alla sua tradizione linguistica, nel segno del legame con il territorio”.
Al Veneto, inoltre, sempre grazie all’Autonomia potrebbe arrivare un miliardo di euro in più per la scuola. Tuttavia, sempre per l’assessore regionale all’istruzione “non si tratta di un regalo bensì di una sorta di pareggio considerato che uno studente veneto costa 483 euro, molto meno che nelle altre Regioni”.
Sempre secondo Elena Donazzan, “da noi non sono stati mandati insegnanti di sostegno come dovuto, oppure, in chiave dirigenziale, invece di avere nuove figure siamo stati costretti a sopperire alle coperture”.
L’assessore ricorda che già oggi il Veneto “si fa carico in proprio di circa 20mila studenti delle superiori, il 10% del totale, che si rivolgono a istituti tecnici speciali, per non parlare delle scuole di infanzia che dallo Stato vedono ben poco”.
“Che si utilizzino i costi standard come avvenuto con successo con la sanità o attraverso i livelli assistenziali delle prestazioni, la cosa non cambia: il Veneto vedrà riconosciuto quanto gli spetta. Non un di più, ma semplicemente alla pari con le altre realtà regionali”.
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