Il 24 novembre 2018, presso l’Istituto Tecnico per Geometri di Nicastro a Lamezia Terme, si è svolto un interessante convegno, organizzato dai Partigiani della Scuola Pubblica, l’associazione A.S.I.S. di Reggio Calabria e patrocinato dalla FGU Gilda Unams della Calabria, dal titolo “La Scuola della Costituzione fra autonomia e regionalizzazione. Quali opportunità, cosa cambia”.
Il primo relatore del convegno sul tema della regionalizzazione dell’Istruzione è stato il prof. Walter Nocito, docente di Istituzioni di Diritto Pubblico dell’Università della Calabria (Unical), che è intervenuto argomentando tecnicamente sulla Costituzione e le autonomie regionali differenziate. Il prof. Nocito spiega che è fondamentale concentrare l’attenzione sulla frase “norme generali sull’Istruzione”, scritta nella Carta costituzionale italiana, in particolare il professore dell’Università di Arcavacata di Rende, citando l’art.33 della Costituzione nella parte in cui è scritto che “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”. A tal proposito, il prof. Nocito, si sofferma nel considerare il termine “Repubblica” come “Stato” e non come apparati politici multilivello, perché l’art.33 della Costituzione fa il paio, combinato disposto, con il rispettivo art.117 che è l’articolo di articolazione e distribuzione delle funzioni potestative, normative, leggi e regolamenti.
Il secondo relatore intervenuto è stato il prof. Giancarlo Costabile docente di storia della pedagogia e attivista Antimafia dell’Università della Calabria che ha trattato il seguente argomento “per una scuola giusta l’istruzione pubblica tra autonomia e regionalizzazione “. Nel suo intervento il prof. Costabile ha parlato della profonda spaccatura sociale dell’Italia non solo tra nord e sud, ma anche tra alcune realtà del sud e altre realtà dello stesso mezzogiorno. Il prof. dell’Università di Arcavacata di Rende parla della necessità di una scuola della relazione, della riscoperta continua dell’identità di esseri umani, la scuola vista come un soggetto, laicamente inteso, di relazioni, la relazione come costruzione armonica di una comunità, che consente a tutti noi di riflettere sul concetto di armonia e non di caos, in buona sostanza la scuola dell’utilità. L’Istruzione, ha concluso l’attivista antimafia, non può correre il rischio di finire nelle mani di una certa alla borghesia mafiosa, perché con la regionalizzazione si rischia di decentrare e consegnare la scuola e la cultura alle mafie.
Il terzo relatore è stato il prof. Dino Vitale presidente dell’Associazione Gutenberg Calabria, intervenuto sul tema “la scuola dentro – la scuola oltre le mura”. Quando è nata l’autonomia, riferisce il prof. Vitale, c’erano inizialmente intenzioni buone e altri presupposti, poi però calandola nelle realtà territoriali e locali si è rivelata un boomerang. Il Presidente dell’Associazione Gutenberg Calabria, acutamente e con precisione, ferma la sua attenzione su un recente articolo pubblicato il 2 novembre 2018 su La Repubblica, a firma Alberto Asor Rosa, dal titolo “Chi minaccia l’unità della scuola”, ripreso dall’economista Gianfranco Viesti che afferma “la regionalizzazione dell’istruzione è un’idea profondamente sbagliata (anche se possibile nel prossimo futuro), che va combattuta con forza”. Il prof. Dino vitale conclude con l’appello di combattere la regionalizzazione a partire dall’interno dei Collegi docenti.
Il quarto relatore è stata la prof.ssa Gianfranca Bevilacqua docente di discipline giuridico-economiche, IIS Costanzo di Decollatura, componente dei Partigiani della scuola pubblica, intervenuta sul tema della regionalizzazione della scuola e del motivo per cui di deve essere contrari. La Partigiana della Scuola Pubblica ha parlato delle riforme strutturali come quella su cui oggi siamo chiamati a confrontarci non sono mai funghi che spuntano dopo le prime piogge. E allora, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, avente come obiettivo la graduale e silente distruzione della Scuola Una e Pubblica. Un disegno che si concretizza, afferma la prof.ssa Bevilacqua, in moltissimi provvedimenti legislativi degli ultimi venti anni volti a squalificare la categoria docente e a scardinare il nostro sistema scolastico nazionale, con l’insidia, affatto velata, di un lessico invero inequivoco: autonomia, autodeterminazione, patto, comunità. Il quadro finale sulla regionalizzazione della scuola, prospettato dalla docente Bevilacqua, prevede una Scuola come servizio, col compito precipuo di “provvedere, organizzare, erogare prestazioni, rilevare e soddisfare bisogni”, dei docenti come impiegati regionali, finanziamenti provenienti da imprese, privati, famiglie, convenzioni con soggetti esterni, erogazioni liberali come privatizzazione e dunque asservimento alle richieste dei finanziatori.
Il quinto relatore è stato il prof. Francesco Polopoli saggista e docente di latino e greco del liceo classico di San Giovanni in Fiore.Il prof. Polopoli ha spiegato che l’Istruzione è pubblica: il termine latino, publicus, del resto, sta per tutto il popolo. Parlare di istruzione regionale è una contraddizione linguistica. Il prof. Polopoli ha precisato che la regionalizzazione dell’Istruzione ci riporterebbe a dei contenitori vuoti da riempire. Si tratta di un progetto antiletterario salvo il solo feuilleton. Le regioni, dal latino regere, “si reggono in piedi” in una visione più ampia. La predestinazione è la Nazione tutta: la nozione linguista è semplice! La singolarità sta solo alla letteratura: la pluralità è uno smarrimento. Roma antica, ricorda il saggista Polopoli, insegna che il decentramento ha innescato crisi irreversibili: ritorniamo ad un altro Romolo Augustolo? Poi sono avvenute le invasioni barbariche a tutto spiano, ricordiamocelo.
Bisogna fare un passo indietro, senza fare retorica, ma se si va a vedere a chi risalgono le responsabilità della regionalizzazione dell’Istruzione noi individuiamo chiaramente il centrosinistra, nel 2001 noi non avremmo avuto l’art.117 comma 3 della Costituzione se non ci fosse stata la riforma del centrosinistra. La regionalizzazione, dice la Senatrice Granato, può essere una cosa positiva o una cosa negativa, per adesso è un contenitore vuoto che non è stato ancora riempito di contenuti, tutto dipende da noi cittadini da chi votiamo alle elezioni regionali e quindi da chi deleghiamo a rappresentarci in quei consessi, e quindi chiaro che se noi deleghiamo dei soggetti collusi, corrotti e che sono proprio l’espressione del peggio che possa gestire un ente locale, poi quello ci troviamo e quello dobbiamo subire. La regionalizzazione dell’Istruzione, conclude la Senatrice Granato, non è il male assoluto e non nemmeno il bene assoluto, ma è semplicemente un contenitore vuoto che si può riempire in vari modi.
Per quanto riguarda questa autonomia differenziata richiesta dal Veneto, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna, ha una durata decennale e quindi è a termine e non a tempo indeterminato e poi secondariamente e per il momento abbiamo solo una preintesa firmata dal precedente Governo il 28 febbraio 2018, noi ancora non abbiamo messo in campo nulla e per quanto riguarda la scuola inciderebbe in modo molto marginale e solamente dando la possibilità di aumentare i posti in deroga nell’organico regionale.
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