Abbiamo intervistato Pino Aprile sulla scottante questione della regionalizzazione dell’istruzione. Il dott. Aprile è stato vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”, ha lavorato in televisione con Sergio Zavoli nell’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e a Tv7, settimanale di approfondimento del TG1. Intellettuale meridionalista, Pino Aprile, ha scritto, tra le altre sue opere, “Mai più terroni. La fine della questione meridionale”; “Il Sud puzza. Storia di vergogna e d’orgoglio”; “Carnefici”; “L’Italia è finita e forse è meglio così”.
Il 21 dicembre 2018 in Consiglio dei Ministri è stato delineato il percorso per il completamento dell’acquisizione in merito all’attuazione dell’autonomia differenziata prevista dall’art. 116, terzo comma, della Costituzione e richiesta dalle regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Cosa pensa dell’avvio della regionalizzazione dell’istruzione?
Una volta avviata la regionalizzazione dell’istruzione, come una valanga questa scellerata azione travolgerà il Paese, che non resisterà a questa rovina. Questo è il migliore augurio che gli si può fare, perché dovesse mai resistere sarebbe infinitamente peggio. È partita un’attuazione costituzionale che rende, per l’appunto, costituzionale l’apartheid, ovvero la definizione per legge fondamentale dello Stato del minor diritto di una parte di cittadini di uno Stato all’equità, cioè ad avere le stesse garanzie, gli stessi servizi e gli stessi diritti dei più ricchi.
Nelle Università è già così – asserisce lo scrittore pugliese Pino Aprile – dove con una truffaldina e criminale forma di definizione dell’ordinamento universitario, di fatto le Università del Nord possono saccheggiare quelle del Sud, derubandole di professori, ricercatori, studenti e risorse.
Esponenti di Governo della Lega parlando di regionalizzazione dell’istruzione dicono che sarà una riforma all’impronta della solidarietà verso le regioni più povere, mentre esponenti meridionali del M5S sostengono che è una riforma che durerà solo 10 anni e non sposterà risorse economiche dalle regioni più povere a quelle più ricche. Cosa ci può dire a tal proposito?
La lega nasce come partito razzista e antimeridionale, ma non dice più di essere razzista e antimeridionale per portare a termine il suo progetto politico federalista e autonomista.
Quanto al contributo di solidarietà stiamo parlando di un Paese in cui si definiscono dei diritti e si dice che i ricchi ne hanno diritto e i poveri potrebbero averne una forma attenuata di torta ove i ricchi gli facessero l’elemosina. Basta vedere cosa è successo con questo stesso criterio per la forma di solidarietà intercomunale che è stata imposta con il federalismo fiscale. Esiste una Commissione interparlamentare per la definizione dei costi per la distribuzione delle risorse economiche – prosegue Aprile – dove in tale Commissione, diretta prima dal leghista Giorgetti e poi dal PD con Marattin, sono stati decisi i cosiddetti criteri di contributi di solidarietà.
Negli atti ufficiali di questa Commissione non è stato consentito ai comuni più poveri di avere asili nido rispetto ai comuni più ricchi, addirittura negli atti di questa Commissione – conclude Pino Aprile – c’è scritto che sarebbe iniquo togliere risorse ai comuni più ricchi per cederli ai comuni più poveri. Questo è il criterio di solidarietà che hanno in mente tutti i partiti del Nord e non solo la Lega ma anche il PD e a quanto sembra anche il M5S del Nord che avalla questo tipo di politica per ricevere consensi. In Italia la politica non è ideologia ma è geografia.
Per quanto riguarda gli esponenti meridionali del M5S che minimizzano sull’autonomia differenziata, se conoscono la realtà politica nazionale e sostengono che non sposterà risorse economiche dalle regioni più povere a quelle più ricche, sono dei criminali, se invece non conoscono la realtà politica nazionale e dicono questo allora sono come minimo degli sprovveduti colpevoli.
Sostenere che la regionalizzazione dell’istruzione è provvisoria per 10 anni è solo una presa in giro. Il Paese non resisterà 10 anni sotto la mannaia dell’autonomia differenziata. Tutto sommato, forse è meglio così! Esclama Pino Aprile.
Il Sud si ribellerà agli scenari che si potrebbero verificare fra qualche anno quando la regionalizzazione dell’istruzione sarà attuata totalmente?
Volendo usare l’ottimismo della volontà devo dire che qualche cosa alcuni faranno, con il pessimismo della ragione ma anche della cronaca, basta sentire cosa dicono quelli del Movimento 5 Stelle che dovrebbe essere un partito meridionale, abbiamo una Ministra per il Sud che tende a minimizzare in tutti i modi le conseguenze di questa scelleratezza, abbiamo un vice primo ministro che è del Sud che è il braccio armato degli autori di questa scelleratezza. All’inizio il M5S non aveva capito e non sapeva, quando hanno saputo e si sono informati non hanno avuto il coraggio di ammetterlo e di rompere. Per cui il M5S sta consegnando la vittima al boia, a patto che loro siano gli ultimi ad essere decapitati.
Perché è oramai chiaro a tutti, conclude lo scrittore meridionalista, che il M5S è destinato a fare una brutta fine ad estinguersi, continuerà a fare tutto quello che piace alla Lega fino al momento che Salvini non deciderà di staccare la spina.
La regionalizzazione dell’istruzione toccherà anche aspetti come la distribuzione territoriale degli organici, gli stipendi tabellari dei docenti e le norme dei Contratti collettivi nazionali?
Certamente! Sta scritto nell’accordo tra regione Veneto e Governo Gentiloni quello che succederà sotto l’aspetto tecnico. Nel primo anno le risorse economiche per la regionalizzazione dell’istruzione sono quelle storiche, ovvero quello che spendeva lo Stato per scuola, trasporti, protezione civile, ecc…, verrà trasferito appunto dallo Stato alle regioni, a partire dal secondo anno in poi queste risorse economiche devono crescere fino a raggiungere i nove decimi delle tasse, ovvero vanno rapportati al gettito fiscale. È stato proprio il Presidente della regione Veneto, Zaia, a definire in nove decimi del gettito fiscale la quota che sarà disponibile per l’autonomia differenziata. La ministra agli affari regionali Stefani, supportata nelle dichiarazioni dal ministro dell’interno Salvini, ha detto che per l’autonomia differenziata verrà trattenuto circa il 90% delle tasse pagate da quella data regione, solo il 10% andrà allo Stato centrale.
Ora trattenere i nove decimi del gettito fiscale da parte delle regioni più ricche – conclude il giornalista Pino Aprile – significa che resterebbe un solo decimo allo Stato per mantenere la burocrazia, i servizi e le infrastrutture dell’intero Paese, cioè una sciocchezza, una follia.
In tutto questo la scuola vedrebbe le regioni più ricche arricchirsi sempre di più, costruendo strutture scolastiche sicure e a norma, reclutando i migliori professori e pagandoli anche fino al doppio di quanto adesso percepiscono, abbassando il numero degli alunni per classe e garantendo per tutti il tempo pieno, mentre le regioni più povere farebbero fatica, visto le esigue risorse finanziarie, a mantenere gli standard attuali.
I concorsi sarebbero regionali e un docente del Veneto non potrebbe trasferirsi in Calabria, o meglio per farlo dovrebbe licenziarsi in Veneto e concorrere per un posto in Calabria.
Accadrà anche quello che già adesso succede per l’Università, ovvero gli studenti che cercano le scuole migliori e i professori migliori, andranno via dal Sud per studiare nei licei del Nord. Il Sud sarebbe destinato a perdere professori e studenti avviando un ciclo che alimenta sé stesso, ai meno professori i peggiori professori, meno risorse, meno studenti, quindi a quel punto si chiuderanno le classi e gli Istituti e di seguito saranno giustificate le meno risorse.
Il Sud ha due alternative, o scende nelle piazze per bloccare questo scempio, oppure non rimane altro che fare la secessione e il boicottaggio assoluto dei prodotti del Nord.
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