Capire con precisione quanto e cosa del progetto di regionalizzazione sia ancora in piedi e quanto e cosa sia stato definitivamente accantonato dal Governo non è molto facile, perchè, per il momento, non esiste ancora un testo definitivo del documento approvato.
In realtà la discussione è ancora in corso tanto è vero che per il 25 luglio è in programma un ulteriore incontro delle forze di maggioranza.
Sta di fatto che, al momento, sembra di capire che dal progetto sia stato definitivamente cancellato il punto relativo al passaggio del personale docente e Ata alle dipendenze delle Regioni, mentre resterebbe in vigore la richiesta delle tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto) di poter legiferare in fatto di norme generali sull’istruzione limitatamete però ad alcune materie.
Quali siano le materie lo si può capire leggendo per esempio l’articolo 10 della proposta della Lombardia:
organizzazione del sistema educativo regionale;
modalità di valutazione del sistema di istruzione, con l’eventuale introduzione di ulteriori indicatori, fermi restando i criteri nazionali generali e le competenze dell’Invalsi;
percorsi per le competenze trasversali (alternanza scuola lavoro);
programmazione dei percorsi di apprendistato;
formazione dei docenti;
disciplina del rapporto di lavoro del personale docente, Ata e dei dirigenti scolastici anche mediante contratti regionali integrativi ma nel rispetto della contrattazione nazionale e delle disposizioni generali in materia civilistica;
programmazione delle rete scolastica, incluso il fabbisogno regionale di personale e la distribuzione alle diverse istituzioni scolastiche;
parità scolastica e assegnazione di contributi al sistema paritario;
disciplina degli organi scolastici territoriali;
organizzazione dell’istruzione per adulti;
organizzazione dell’istruzione tecnica superiore.
I due aspetti che, a nostro parere almeno, meritano maggiore attenzione sono quelli che abbiamo evidenziato e che, probabilmente, potrebbero ancora suscitare il dissenso delle organizzazioni sindacali.
Il più complicato di tutti è poi ovviamente quello che prevede contratti decentrati gestiti dalle regioni che diventerebbero, in un modo o nell’altro, una vera e propria “autorità salariale” che, certamente, non risulterebbe pressochè inaccettabile per i sindacati del comparto.
Per affermare che la partita è conclusa, insomma, è bene aspettare ancora qualche giorno.
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