La Lega è arrivata ad un passo da quello che voleva, ma sul filo di lana ha dovuto rinunciare alla parte più importante della regionalizzazione: la scuola. Con il M5S che canta vittoria e i sindacati seguire. Come aveva annunciato La Tecnica della Scuola, il leader leghista Matteo Salvini, evidentemente aveva “fiutato” la mezza sconfitta e non ha partecipato al vertice di Governo.
Poi, per tutta la giornata, mentre l’alleato di Governo si ergeva a paladino della scuola, per averne salvato l’unità nazionale, ha preferito rimanere in silenzio. “Parlando” solo attraverso qualche breve messaggio via social.
Chi gli sta vicino, parla di un leader leghista imbufalito. Secondo l’agenzia Ansa, “ci sarebbe stata una telefonata – la Lega smentisce – del presidente Sergio Mattarella a Salvini e la salita di Giancarlo Giorgetti al Colle.
Il capo dello Stato avrebbe spiegato al sottosegretario, che ha riferito al vicepremier, quale sarebbe l’iter di un’eventuale crisi. Salvini si sarebbe preso ancora tempo. I leghisti assicurano che l’esito della riflessione non è scritto: il segretario raccoglierà i “segnali” di Conte e Di Maio e farà la sua sintesi”.
Altre fonti, invece, parlano di situazione dell’esecutivo critica, ma non al punto di scatenare una crisi di Governo: nelle ultime ore, si parla con insistenza di “rimpasto”, con il cambio al vertice di alcuni ministeri.
L’irritazione di Salvini avrebbe, secondo questa teoria, un obiettivo particolare: non più l’altro vicepremier Luigi Di Maio, ma il capo del Governo Giuseppe Conte. È lui che ha tenuto in mano il “banco” e alla fine ha fatto mezzo saltare le richieste poste dalla Lega.
A dirlo, in modo netto, sono i governatori che avevano espressamente chiesto di attuare l’autonomia differenziata.
“Resto basito – ha detto Luca Zaia, a capo della regione Veneto – ci sentiamo presi in giro da Conte, non da Salvini”.
Attilio Fontana, presidente della Lombardia, minaccia addirittura di non firmare l’accordo, ritenendosi “assolutamente insoddisfatto dell’esito del vertice di oggi. Abbiamo perso un anno in chiacchiere. Aspettiamo di vedere il testo definitivo, ma se le premesse sono queste, da parte mia non ci sarà alcuna disponibilità a sottoscrivere l’intesa”.
Pure la ministra leghista delle Regioni, Erika Stefani, si è detta contrariata, perché vi sarebbero anche modifiche dell’ultimo momento sul capitolo della suddivisione dei finanziamenti del pregetto: “L’autonomia funziona se c’è quella finanziaria. Non accetteremo nessun compromesso”, ha conclusa amara la ministra Stefani.
Per il Governo giallo-verde, insomma, le nubi sembrano sempre più vicine. L’unica certezza, almeno per il momento, è che il mondo della scuola stavolta potrà fare da spettatore, senza sentirsi più parte in causa.
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