La Lega continua a spingere sul tasto della regionalizzazione. Ma l’altro partito di Governo e il primo sindacato italiano mettono le mani avanti sostenendo che non si può realizzare.
Mentre il vicepremier leghista Matteo Salvini non perde occasione per ricordare che l’autonomia differenziata fa parte del contratto di Governo, cresce il dissenso, da Nord Sud, verso il provvedimento fermo al CdM del 14 febbraio scorso.
A schierarsi apertamente contro il progetto di legge, che la Lega vorrebbe portare in Parlamento non emendabile, non è più solo il leader politico dei grillini, Luigi Di Maio (no stipendi e concorsi differenziati), ma anche il suo entourage.
”Noi del M5s saremo argine a qualsiasi divisione dell’Italia. Non tollereremo una scuola di seria A e una di serie B così come per il riparto dei fondi sanitari ma su questo fronte è evidente che in Italia oggi questa criticità c’è già”, ha detto il 4 giugno a Napoli il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Stefano Buffagni, uno dei fedelissimi del ministro del Lavoro.
Contro la regionalizzazione è anche l’altro “versante” del M5S: il presidente della Camera Roberto Fico, sempre il 4 giugno, ha ricevuto a Montecitorio una rappresentanza dei sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Al centro dell’incontro, c’è stata proprio la situazione del settore scuola e il tema dell’autonomia differenziata.
“Il percorso parlamentare sull’autonomia differenziata – ha detto il presidente Fico ai rappresentanti sindacali durante l’incontro – sarà definito assieme al presidente Casellati, ma un punto di partenza è la centralità che avranno le Camere nell’esame del provvedimento”.
I sindacati hanno espresso “ferma contrarietà al venir meno del carattere unitario e nazionale del sistema di istruzione, come prefigurano le richieste di autonomia differenziata avanzate da alcune Regioni”.
“Si tratta di una prospettiva inquietante perché, oltre a minare l’unità culturale del Paese, una scuola regionalizzata finirebbe per aumentare il divario già oggi molto marcato tra aree territoriali, aggravando le disparità e gli squilibri esistenti nel Paese anziché ridurli. Abbiamo anche evidenziato i gravi rischi che il governo dell’istruzione affidato alle regioni potrebbe comportare rispetto alla tutela di principi di rango costituzionale come l’autonomia delle istituzioni scolastiche e la libertà di insegnamento”, hanno detto i rappresentanti dei lavoratori.
Sempre a proposito dei sindacati, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, qualche giorno fa è intervenuto a Trento ad un presidio dell’organizzazione.
“Noi siamo contrari all’idea di dividere ulteriormente il Paese anche attraverso le autonomie differenziate. Perché ci sono diritti, come quello all’istruzione, alla sanità e al lavoro, che devono essere di tutti”, ha detto Landini.
“Di fronte ad un mondo che si sta globalizzando, dove si fanno i conti con la Cina, con l’India, con gli Stati Uniti, raccontare di poter affrontare i problemi chiudendosi nei propri confini è una presa in giro”.
“Io penso l’opposto, visto che – ha concluso Landini – la situazione è così difficile e complicata come mai prima, va affrontata tutti insieme, perché non c’è nessuno che da solo li risolve. E c’è bisogno di ricostruire quella unità sociale tra le persone che in questi anni si è rotta”.
La presa di posizione di Landini, inoltre, fa seguito a quella dell’organizzazione sindacale del comparto scolastico, la Flc-Cgil, guidata da Francesco Sinopoli.
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