Attualità

Regionalizzazione per uno scambio politico col premierato: docenti italiani sull’orlo del baratro?

Ipnotizzati dai cellulari, gli italiani non s’accorgono di quanto bolle per loro nelle pentole di Palazzo Chigi. Il 3 aprile si è svolto Roma, presso lo storico Liceo Statale “Terenzio Mamiani”, il convegno “No regionalizzazione, secessione dei ricchi: l’autonomia differenziata come ‘deforma’ costituzionale”. Al Convegno, organizzato da Associazione “L’Altrascuola” e Sindacato Unicobas Scuola & Università in vista dello sciopero del prossimo 9 maggio contro la regionalizzazione, hanno partecipato personalità della politica, del giornalismo e delle amministrazioni locali.

Caso: «Stipendi differenziati e programmi didattici regionali»

L’onorevole Antonio Caso, capogruppo M5S e membro della Commissione Cultura della Camera, ha ricordato che «Già oggi nel 79% delle scuole del Sud sono assenti le mense (contro il 46% del Nord). Il tempo pieno è presente solo nel 18% delle scuole meridionali (48% nel resto del Paese). Due terzi delle scuole del Sud non hanno palestra (45% nel Nord). Per dispersione scolastica l’Italia è la quarta peggiore d’Europa: 17% al Sud, 10% al Nord. Dare la Scuola alle Regioni cancella l’unità del Paese. Scuola povera significa disoccupazione, sfruttamento, illegalità. I divari esploderanno. Regioni diverse, salari diversi per i docenti: già ora Valditara caldeggia gabbie salariali. Si avranno programmi didattici regionali: come per venti stati diversi. Chi ha, avrà di più; chi ha poco, avrà ancor meno. Le aziende domineranno la Scuola: non dando lavoro ai giovani, ma disoccupazione o sfruttamento. A scuola insegneranno “esperti” mandati dalle aziende, e agli istituti tecnici si toglierà un anno. Ma le aziende al Sud sono ben poche, e la Scuola comunque di diventerà un corso di formazione aziendale. Specializzare un adolescente, anziché educarlo a pensare, lo prepara alla disoccupazione».

Gomez: «Con ruoli e concorsi regionali, Scuola agli ordini degli assessori regionali»

Illuminante Peter Gomez, giornalista e direttore Il Fatto Quotidiano online: «Nel 2014 Meloni voleva abolire le Regioni; oggi vuole il premierato, e per ottenerlo compra l’appoggio della Lega appoggiando la regionalizzazione. Ciò che ci rende una nazione è proprio l’educazione, e non possiamo cederla alle Regioni. 70 anni fa gli italiani non sapevano l’italiano: la Scuola ha unificato la Penisola. Sparirà il Servizio Sanitario Nazionale, ma anche la Scuola pubblica nazionale, ceduta agli assessori regionali. Regionali saranno i concorsi per docenti. In Parlamento lo si sa, ma urge il do ut des con la Lega. Ci raccontano che così decideranno i cittadini: ma l’esperienza insegna che, pur cambiando i politici, il malaffare resta».

D’Errico: «Rischio azzeramento anzianità di servizio nel passaggio alle Regioni»

Stefano D’Errico, Segretario Nazionale Unicobas, ha ricordato che «Nel passaggio dallo Stato alle Regioni i docenti potrebbero vedersi azzerare l’anzianità di servizio e ridurre di conseguenza lo stipendio. È già accaduto ai dipendenti degli enti locali passati ai ruoli ATA: decine di migliaia, mandati in pensione con 1.000 euro dopo 40 anni di servizio!».

Aprile: «Se esplode la disuguaglianza, in Italia si rischia un bagno di sangue»

Il giornalista e scrittore Pino aprile ha tenuto una vera lectio magistralis sul tema, aggiungendo: «Il Paese si butta nel baratro. Riscrive la Costituzione (che deve garantire parità di diritti tutti) Calderoli: colui che definì “porcata” la propria riforma elettorale (legge n. 270 del 21 dicembre 2005 o “Porcellum”), condannato in primo grado per razzismo. L’autonomia differenziata trasferirà alle Regioni ben 23 competenze: in primis istruzione, sanità e trasporti. La sanità è l’85% delle spese delle Regioni povere. Cosa rimarrà loro per la scuola? Alle Regioni andrà persino la politica estera: 20 posizioni di politica estera! Costoro non hanno il senso del ridicolo. Il premier sarà padrone di una scatola vuota. E tutto con la complicità delle migliori menti di questo Paese: una commissione di oltre 60 personalità! Ne è presidente Sabino Cassese, che prima era contrario! Le regioni ricche sono tali perché hanno avuto infrastrutture coi soldi di tutti gli italiani: rapportare i finanziamenti al gettito fiscale significa arricchirle ancora e impoverire le regioni povere. Le diseguaglianze in economia si misurano col coefficiente di Gini: quando superano quota 40, scoppiano violenza, sommosse, terrorismo, rivoluzione, guerra civile. Già ora il Paese europeo più vicino al livello 40 è l’Italia. Con la regionalizzazione le diseguaglianze esploderanno: scorrerà il sangue. Questi signori giocano col fuoco. Per molto meno abbiamo avuto il terrorismo.».

Piangiolino: «I più impoveriranno per arricchire una casta di potenti»

Intervenuto anche il Vicesindaco di Acquaviva delle Fonti (Bari) e vicepresidente dell’Associazione Sindaci del Sud Antonio Piangiolino, secondo il quale «I parlamentari del Sud favorevoli alla regionalizzazione son parte di una casta che si sta arricchendo. È un meccanismo che ci strozza: basti vedere le nostre strade. Ci mancano personale e risorse. Il Governo però investe 11,6 miliardi nel ponte sullo Stretto: alto 64 metri, esso non permetterà il passaggio delle navi portacontainer (alte 80 metri), costringendole a circumnavigare la Sicilia! Dobbiamo avvertire i ragazzi delle scuole che tutto ciò è il colpo di grazia per il Sud».

Lonzar: «Necessario scioperare in massa il 9 maggio per non essere complici»

Infine Stefano Lonzar, vicepresidente de L’Altrascuola, ha ricordato l’importanza che docenti e ATA partecipino al grande sciopero del 9 maggio contro l’autonomia differenziata, indetto dai sindacati di base su iniziativa di Pino Aprile e Stefano D’Errico.

L’avvincente registrazione integrale del Convegno è visibile sul Canale YouTube di Unicobas.

Alvaro Belardinelli

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