Politica scolastica

Regionalizzazione scuola, a rischio la libertà di insegnamento: le contromosse dei sindacati scesi in piazza [VIDEO]

Sull’autonomia differenziata il Governo non trova la quadra: il quadro rimane ancora incerto. Ad esprimere certezze, invece, sull’ipotesi di approvazione del testo sono i sindacati. Lo hanno ribadito i sindacati. Quelli Confederali – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda – che il 26 giugno hanno organizzato un flash mob davanti Montecitorio. Ed anche le altre organizzazioni sindacali, promotrici, il giorno prima, nello stesso luogo, della manifestazione “No alla regionalizzazione scolastica, difendere la Scuola di Stato“.

Cobas: pronti alla mobilitazione con tutti i sindacati

“Siamo molto preoccupati per questa accelerazione che si sta avendo – ha detto Mario Sanguinetti, dell’esecutivo nazionale Cobas, intervistato dalla Tecnica della Scuola -, come eravamo preoccupati quando Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno ritirato l’adesione allo sciopero del 17 maggio, perché quel ritiro rappresentava un segnale molto chiaro per il Governo di procedere in modo spedito verso l’approvazione di un progetto veramente deleterio per la scuola italiana”.

“Noi pensiamo che una scuola regionale – ha continuato il rappresentante Cobas – è l’inizio della fine dell’unità scolastica, che prelude anche alla fine di un’unità culturale, perché la scuola oggi presidia i territori, essendo l’unica realtà presente dalla piccole alle grandi città”.

Qualora il testo sulla regionalizzazione dovesse essere approvato in CdM “e poi passare in Parlamento, andrà indetto immediatamente un giorno di mobilitazione nazionale della scuola ma non solo, perché l’autonomia differenziata tocca diversi settori”.

L’iniziativa dovrebbe essere attutata “da parte di tutte le organizzazioni sindacali e vogliamo vedere se anche stavolta – ha concluso Sanguinetti – troveranno un pretesto per tagliarsi fuori”.

Anief: se il testo va avanti arriveremo al referendum abrogativo

“Non vogliamo questa secessione mascherata – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief, ai microfoni della Tecnica della Scuola – perché esiste già una scuola autonoma ed è inutile realizzare un’autonomia differenziata. Non vogliamo una scuola delle regioni, ma statale. Per difenderla siamo pronti a farlo con tutti gli strumenti, anche giuridici”.

L’Anief ha intenzione di “raccogliere firme per un referendum, qualora il Governo voglia andare avanti su questa strada e poi a chiedere alla Corte Costituzionale di abrogare un’eventuale norma”.

Pacifico si dice convinto che “non si può certificare l’esistenza di due Italie: abbiamo solo una Italia, repubblicana e democratica, nella quale bisogna garantire il diritto di tutti gli studenti e della libertà di insegnamento”.

Il riferimento è anche ai diversi programmi formativi che le regioni andrebbero a “tarare”, in funzione della trasmissione alle nuove generazioni della tradizione e dei valori localistici.

“Soprattutto laddove vi sono motivi di crisi su alcuni sistemi scolastici al Sud, bisogna invece intervenire attuando, ad esempio, organici differenziati oppure innalzare l’obbligo scolastico”, spiega ancora Pacifico.

In generale, “bisogna utilizzare risorse aggiuntive laddove c’è maggiore bisogno. Solo in questo modo, conclude il sindacalista, si combatte il gap” Nord-Sud e “si garantisce una scuola italiana ed europea”.

Alessandro Giuliani

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