Dopo averlo detto a chiare lettere alla Tecnica della Scuola, l’on. Luigi Gallo (M5s), presidente della Commissione Cultura e Istruzione della Camera, torna a dire no al disegno di legge della Lega, alleato di Governo, che sta cercando di imporre il testo sull’autonomia differenziata in Consiglio dei ministri.
No secco a 20 modelli differenti
“Sul tema della regionalizzazione si è speso il premier Conte, ha fatto un accordo per strappare la scuola a qualsiasi forma di regionalizzazione: potremmo avere 20 modelli differenti, con 20 contratti e proposte formative differenti”, sostiene il “grillino” nel corso di un’intervista pubblicata sul profilo personale di facebook.
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“Questo non lo vogliamo – ha continuato Gallo – c’è un accordo anche col presidente del Consiglio e col ministro Bussetti. Invece abbiamo costruito in Commissione una serie di punti per mantenere l’unitarietà del sistema scolastico e per intervenire dove ci sono ritardi, non sottrarre risorse. Questo è l’intento a cui tutta la commissione Cultura ha lavorato”.
“Non togliere risorse al sistema per darle a tre regioni”
Il presidente della VII Commissione della Camera sostiene, quindi, che da parte del suo partito non c’è alcuna intenzione di sottrarre “risorse al sistema, per darle a due o tre regioni”, riferendosi quindi a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna che da tempo chiedono l’approvazione dell’autonomia differenziata per la gestione di una serie di servizi pubblici tra cui la scuola.
Ora, ammesso che il ddl passi in CdM, l’on. Luigi Gallo sostiene che la partita rimarrà ancora bene aperta. E che non ci sarà alcuna approvazione scontata.
In Parlamento non si fanno pagliacciate
“Il Governo fa delle intese con le Regioni che poi passano dal Parlamento e presidente del Consiglio, della Camera e della Repubblica sono stati chiari: l’intervento del Parlamento deve essere da protagonista, la disciplina dell’autonomia non può accettarsi con un sì o un no”.
“La discussione sarà parlamentarizzata, non sarà una semplice operazione di ratifica da parte del Parlamento. Il presidente della Camera e quello del Senato costruiranno le procedure per l’autonomia: non ci sono prassi consolidate, ci vogliono strumenti validi e sicuri, non si tratta di pagliacciate”.