La regionalizzazione “sarà fatta” nell’ottica della tutela di “un’Italia unica”; le misure per il Mezzogiorno, l’Ilva e il salario minimo. A dirlo, in un’intervista al Mattino del 10 luglio, è stato il vicepremier Luigi Di Maio.
“Ok all’autonomia ma la nostra Repubblica è unica e dev’essere solidale – sottolinea -. Se creiamo due livelli di ricchezza il rischio sarebbe di dividerla, cosa che non permetterò mai”.
L’autonomia differenziata, ha detto il leader politico grillino, “sarà fatta, è nel contratto di governo, ma non verranno penalizzate le regioni del centro-sud, questo l’abbiamo detto chiaramente alla Lega. Noi il centro-sud lo tuteleremo con tutte le nostre forze”.
Di Maio si sofferma poi sulla scuola: “abbiamo fatto emergere tutte le nostre perplessità sulla parte dei concorsi regionali” su cui c’è anche un “rischio di incostituzionalità”.
Poi, il vicepremier pentastellato sottolinea che sta lavorando per superare le criticità (per domani 11 luglio è previsto un altro vertice di Governo, ndr) perché “non voglio creare scuole di serie a e di serie b”. Per Di Maio, il fondo perequativo che va ad aiutare le regioni più deboli “mi sembra un buon punto di partenza”. Così si dimostra “che non devono esserci regioni che si arricchiscono ai danni delle altre regioni”.
Poi, Di Maio torna a parlare di quel grande piano per il Sud annunciato alcune settimane fa. Il vicepremier annuncia anche di avere tra le priorità “pianificare un grande piano per rilanciare il sud: nuove infrastrutture, più servizi ai cittadini e valorizzazione del nostro territorio con nuovi strumenti che rilancino il turismo”.
E ancora: l’Italia “va rilanciata in toto”. Di Maio assicura che “lavoriamo tutti i giorni per recuperare il gap di competitività del sud, lo dimostra l’attenzione del Mise su ogni tavolo di crisi e la strategia complessiva del governo che proprio in queste settimane inizia a dare frutti. Basti pensare ai livelli occupazionali da record che abbiamo raggiunto, lavoro creato dalle aziende e non certo per decreto”.
Le crisi industriali “ci sono sempre state nel corso degli anni, il 99% sono state ereditate” ma non possono essere utilizzate “a scopi politici”.
Il vicepremier ha fatto anche un cenno al salario minimo: “vogliamo costruirlo con le parti sociali e datoriali”.
Come misura vuole “evitare che si crei una frattura sociale del Paese”. Infine, rispetto all’ipotesi di un ingresso di Draghi nel governo o di qualche altro ruolo per lui al di fuori, Di Maio risponde laconico: “Il Governo per quanto mi riguarda non cambia”.
Come dire: il progetto di Governo è tracciato, prendere o lasciare.
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