La questione della “autonomia differenziata” sta entrando con sempre maggior decisione nel dibattito politico e sindacale, soprattutto per quanto attiene il tema dell’istruzione.
Ma di cosa si tratta, esattamente?
Per capirlo bisogna partire dal testo dell’articolo 116 della Costituzione che prevede espressamente: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119”
Per sapere quali sono le materie che possono essere oggetto di “ulteriori forme e condizioni di autonomia” bisogna quindi andare al testo dell’articolo 117.
Fra le materie elencate nel terzo comma, dedicato alla legislazione concorrente fra Stato e Regioni, compare esattamente “l’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale” (istruzione e formazione professionale sono infatti competenza esclusiva delle Regioni).
Al secondo comma, invece, sono elencate le materie oggetto di legislazione esclusiva da parte dello Stato e al punto n) si parla proprio di norme generali sull’istruzione: e quindi, in base a quanto previsto dall’articolo 116, anche su questa materia è possibile attribuire alle Regioni che lo richiedono competenze analoghe a quelle che già ora hanno alcune regioni autonome (Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Sicilia e Sardegna).
Va anche detto che la legge costituzionale Renzi-Boschi del 2016, poi bocciata dal referendum del 2016, modificava ampiamente proprio questi due articoli limitando parecchio la possibilità di attribuire alle Regioni ulteriori competenze.
Coerentemente, quindi, Lega e M5S, che nel dicembre 2016 si erano schierate per il NO alla riforma costituzionale, nel proprio contratto di Governo hanno ripreso la questione e al punto 19 hanno chiarito come intendono muoversi su questo terreno.
Nel contratto si dice esattamente questo: “Sotto il profilo del regionalismo, l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di Governo l’attribuzione, per tutte le Regioni che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia in attuazione dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra Governo e Regioni attualmente aperte. Il riconoscimento delle ulteriori competenze dovrà essere accompagnato dal trasferimento delle risorse necessarie per un autonomo esercizio delle stesse”.
Il passaggio è inequivocabile: alle regioni che ne fanno motivata richiesta potrà essere concessa maggiore autonomia, secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione.
Per il momento è stato di avanzata lavorazione la proposta del Veneto che è stata votata anche dai consiglieri regionali.
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