Il disegno di legge sulla regionalizzazione sarebbe stato messo in stand by solo perché siamo ormai in piena campagna elettorale in vista delle elezioni europee: subito dopo, però, il Governo, su spinta della Lega, tornerà alla carica. A farlo intendere è stato il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, lunedì 25 marzo, nel giorno del sostegno alla raccolta firme organizzata dal Comune campano contro il regionalismo differenziato con particolare attenzione al settore dell’istruzione.
“Il cuore dell’unità nazionale si dissolve: è una riforma scriteriata che il Governo 5Stelle-Lega farà dopo le elezioni europee”, ha detto trai banchetti per le adesioni, allestiti all’estero di Palazzo San Giacomo.
Secondo de Magistris, riportano le agenzie di stampa, “solo una grande mobilitazione popolare e civica può fermare questa riforma scellerata che porta alla separazione dei ricchi e alla discriminazione di aree fondamentali del nostro Paese”.
“Noi vogliamo un’altra autonomia – ha detto ancora de Magistris – quella vera che dà forza ai popoli, ai territori, ai diritti. L’autonomia che vuole il Governo è la secessione delle lobby e dei ricchi”.
La raccolta firme segue la delibera di Giunta con cui l’amministrazione del capoluogo campano ha aderito all’appello promosso dai sindacati Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Gilda Unams, Snals Confsal, Cobas, Unicobas e dal mondo dell’associazionismo scolastico e universitario per dire no alla regionalizzazione del sistema di istruzione, in difesa del principio supremo dell’uguaglianza e dell’unità della Repubblica.
Nel fine settimana, a Napoli sono state raccolte migliaia di firme, nei banchetti organizzati in tre luoghi simbolo della città: “vogliamo esprimere il nostro apprezzamento per il coinvolgimento e l’impegno mostrato dal sindaco De Magistris, dal vicesindaco Panini e dall’assessore alla scuola Palmieri”, hanno scritto in una nota i segretari generali di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Gilda Unams, Snals Confsal.
“Il progetto collegato alla raccolta delle firme non è stato pensato per restare all’interno delle scuole – spiegano i segretari Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi, Pino Turi, Rino Di Meglio e Elvira Serafini – ma per coinvolgere l’intero Paese nel dire che la scuola italiana è quella nazionale, di tutti, inclusiva”.
Per fare questo, proseguono, “il ruolo delle città può essere fondamentale: anche in quelle realtà dove ipotesi di regionalizzazione sono in fase avanzata di progettazione, occorre ribadire che il sistema di istruzione deve restare nazionale. Ciò che ci conforta nella nostra scelta per il sistema nazionale, sono le persone che, giorno dopo giorno, stanno firmando numerose il nostro appello. Cittadini consapevoli delle conseguenze che la frammentazione regionale potrebbe portare al nostro modello di istruzione”.
“Il nostro impegno- concludono i sindacalisti – è rivolto a sostenere la qualità del nostro sistema scolastico e a dare stabilità al lavoro obiettivi cui si ricollegano le questioni alla base della mobilitazione in atto, che attendono risposte concrete: contratto, precariato, condizioni di lavoro del personale Ata”.
Intanto, gli stessi sindacati della scuola continuano la loro opera di opposizione contro la regionalizzazione del comparto: parallelamente alla raccolta firme, si accingono a presentare formale richiesta di avvio delle procedure di conciliazione.
L’intenzione delle organizzazioni Confederali è di chiedere, sempre uniti, anche con i sindacati autonomi, di base e con le associazioni, un cambiamento di politica sull’istruzione.
Ed in caso di esito negativo, come probabile, di arrivare allo sciopero generale, da proclamare, visti i tempi tecnici per le richieste da espletare ed il lungo “ponte” post pasquale per l’inizio di maggio: quattro anni dopo lo “scioperone” contro la riforma Renzi-Giannini.
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