Antica carta del regno Lombardo-Veneto
Il tema dell’autonomia differenziata sta tornando attuale.
La vicenda è di nuovo all’ordine del giorno anche perché il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia sta incontrando i presidenti delle regioni che chiedono maggiore autonomia.
E sembra che una particolare attenzione si stia dedicando proprio al tema della scuola.
“Se ha senso che sia la regione a definire gli assetti sulla scuola e il numero studenti – ha dichiarato Boccia al termine dell’incontro con il presidente della Lombardia Attilio Fontana – allora è giusto che sia la Regione a stabilire se una classe deve avere 15 o 25 studenti sulla base delle caratteristiche territoriali, la demografia, su cosa accade nelle valli”.
Il tema sul quale si sta lavorando è quello della continuità didattica: Fontana chiede che venga garantita consentendo alle regioni maggiori margini di manovra sugli organici, vincolando a 5 anni la permanenza nelle scuole della Lombardia.
Sulla questione interviene in queste ore anche la Flc-Cgil.
Secondo il presidente Fontana – sostiene la Flc – la regione dovrebbe avere maggiori competenze proprio per garantire la continuità didattica, che l’ordinamento nazionale non assicurerebbe alle scuole lombarde.
“Secondo Fontana – aggiunge la FLC – addirittura una sentenza costituzionale prevede che le regioni si organizzino, in tal campo, da sole”.
“Al presidente Fontana – replica il segretario nazionale Francesco Sinopoli – vogliamo dire che delle sentenze non vanno date interpretazioni di comodo. In nessuna sentenza della Corte è contenuta una cosa del genere. La eventuale distribuzione del personale di cui parla la Corte non ha nulla a che fare con i principi organizzativi che sono comunque di competenza statale”.
Ma c’è anche un altolà rivolto a Francesco Boccia: “Al ministro diciamo che, pur apprezzando il metodo della trasparenza da lui avviato, ci attendiamo che egli dica con chiarezza che la scuola, in nessun suo aspetto, può subire misure regionalizzatrici”.
“La continuità didattica – è questo il punto di vista del sindacato – si fa con i concorsi regolari ogni due anni, con la eliminazione radicale del precariato, con un organico funzionale e con uno stipendio dignitoso e di livello europeo che induca i giovani laureati del Sud come del Nord a scegliere la carriera docente”.
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