Prosegue senza sosta la polemica sulla questione della regionalizzazione del sistema scolastico.
Nelle ultime ore si segnalano, fra gli altri l’intervento dei Partigiani della Scuola Pubblica e quello della leader della Cgil Susanna Camusso.
La posizione dei PSP (Partigiani Scuola Pubblica)
I Partigiani aprono il loro comunicato esprimendo “la più netta contrarietà al processo di autonomia secessionista del Veneto avviato con il deposito presso il Consiglio dei Ministri della proposta votata nel consiglio regionale dalla Lega e dal M5S”
La preoccupazione maggiore dei Partigiani riguarda le modalità di calcolo delle risorse che lo Stato dovrebbe trasferire alle Regione per le nuove competenze: “La Regione Veneto – sottolineano i PSP – propone di calcolare i ‘fabbisogni standard’ in modo inaccettabile, tenendo conto non solo dei bisogni specifici della popolazione e dei territori (quanti bambini da istruire, quanti disabili da assistere, quante frane da mettere i sicurezza) ma anche del gettito fiscale e cioè della ricchezza dei cittadini. In pratica i diritti (quanta e quale istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della salute) saranno come beni di cui le Regioni potranno disporre a seconda del reddito dei loro residenti”.
“Se avanza questo processo – denunciano i PSP – seguiranno a ruota le richieste di Lombardia ed Emilia. A quel punto tutte le regioni del centro-nord si scateneranno con richieste analoghe e se tutto il Centro Nord Italia si dovesse tenere il ‘residuo fiscale’ (circa 100 miliardi di euro) si verificherebbe il crollo verticale delle finanze del Comuni del Mezzogiorno d’Italia”.
Cosa dice la Cgil
Susanna Camusso, per parte sua, dichiara: “Ogni ragazza o ragazzo, ogni giovane che frequenti il sistema di istruzione pubblico del nostro Paese, ha diritto ad avere docenti e personale qualificato e selezionato a livello nazionale, titolare di uguali diritti e doveri. È un principio fondamentale in ogni buon sistema di istruzione pubblico. Così come è fondamentale avere trasferimenti in rapporto ai costi e ai fabbisogni standard da fissare ed erogare in maniera uguale su tutto il territorio nazionale”.
Ma la Lega vuole andare avanti
Il tema della regionalizzazione, come abbiamo già chiarito più volte, è esplicitamente contemplato dal Contratto di Governo Lega-M5S anche se, dai territori, arrivano notizie contrastanti mentre in Veneto il M5S ha votato senza troppe difficoltà la proposta di aumentare le competenze delle regioni con particolare riguardo all’istruzione e al personale scolastico, altrove gli stessi dirigenti del Movimento rassicurano gli insegnanti sul fatto che quando sarà il momento giusto, il M5S si schiererà contro ogni progetto analogo, come è accaduto in Calabria dove di recente la senatrice Bianca Granato ha ribadito pubblicamente la ferma opposizione del Movimento.
Resta però il fatto che la Lega considera il progetto del tutto irrinunciabile: nel giro di due-tre settimane al massimo la proposta del Veneto arriverà al Consiglio dei Ministri che dovrà decidere in merito.
Cosa succederà a quel punto? Il M5S si metterà davvero di traverso con il rischio di aprire un ulteriore fronte di dissenso con la Lega oppure deciderà di sostenere la proposta veneta per “senso di responsabilità”, come peraltro è già accaduto per vicende sicuramente più importanti (TAP, Ilva e flat tax solo per citarne alcune) ?