La mozione depositata da un deputato regionale del PD all’Assemblea regionale siciliana appare interessante e paradossale al tempo stesso.
E’ interessante che si possa pensare che proprio una regione a Statuto speciale si dichiari contraria al fatto che ad altre regioni italiane possano essere concesse prerogative analoghe a quelle di cui la stessa Sicilia gode da una settantina d’anni.
Ed è a dir poco paradossale che si voglia impugnare proprio la questione delle prerogative regionali in materia scolastica.
Prerogative che sono ben previste dallo Statuto regionale (per chi non lo sapesse gli statuti delle regioni ad autonomia speciale sono leggi costituzionali a tutti gli effetti).
L’articolo 14, per esempio, prevede una norma che neppure gli autonomisti veneti o lombardi chiedono: la possibilità di legiferare in via esclusiva in materia di istruzione elementare.
Con buona pace dei difensori della “scuola nazionale” è bene chiarire che questa norma consentirebbe alla Sicilia di organizzare la scuola primaria con regole proprie (programmi, orari, materie di insegnamento, e così via); si può obiettare che, per la verità, tale norma non è mai stata applicata, ma questa è altra questione (probabilmente in 70 anni si è valutato che realizzare questo punto dello Statuto avrebbe significato doversi accollare direttamente le relative spese, così come accade ad esempio in Val d’Aosta e nelle province autonome di Trento e Bolzano).
L’articolo 17, poi, prevede espressamente quanto segue: “Entro i limiti dei princìpi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato, l’Assemblea regionale può, al fine di soddisfare alle condizioni particolari ed agli interessi propri della Regione, emanare leggi, anche relative all’organizzazione dei servizi, sopra le seguenti materie concernenti la Regione:
…….
d) istruzione media e universitaria”.
Ovviamente l’iniziativa dei deputati, nazionali e regionali, è assolutamente libera, anzi direi doverosa. Ma se il deputato Antonello Cracolici volesse davvero essere coerente fino in fondo dovrebbe forse chiedere la modifica dei punti dello Statuto regionale che abbiamo sopra evidenziato.
Peraltro va detto che il deputato dem sostiene che la scuola deve essere nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia.
Ma allora, coerenza per coerenza, dovrebbe quindi anche chiedere che in Val d’Aosta i docenti non siano più dipendenti regionali (come è ora) ma passino alle dipendenze dello Stato.
Ascolta subito la nuova puntata della rubrica “Educazione in Evoluzione” tenuta da Matteo Borri dal titolo: “Ma (a che) serve…
Vendicarsi con i docenti, considerati troppo severi, fotografando la targa della loro auto per poi…
Da qualche anno, soprattutto dopo la pandemia da Covid, assistiamo ad una crescita di casi…
La Corte Costituzionale ha bocciato ben sette punti nevralgici della legge sull’autonomia differenziata tra cui…
Frequentemente si confondono due termini: bravata e reato. In realtà si tratta di due situazioni ben…
Continuano le prese di posizione sulle parole pronunciate dal ministro Valditara in occasione della inaugurazione…