Politica scolastica

Regionalizzazione scuola: qualche movimento di base si allontana dal M5S?

Il dibattito che si è sviluppato sabato 5 ottobre nel corso di un convegno sil tema della autonomia differenziata svoltosi a Lamezia Terme ha proposto qualche spunto di riflessione.

L’intervento dei Partigiani della Scuola Pubblica

E’ intervenuta fra gli altri Lia Riommi dei Partigiani della scuola pubblica: “Il nostro movimento si è costituito all’indomani del disegno di legge sulla cosiddetta buona scuola e da subito abbiamo denunciato, aldilà delle evidenti aberrazioni della legge 107 del 2015 quali la chiamata diretta, gli ambiti territoriali, gli strapoteri dei DS, l’alternanza scuola-lavoro, proprio l’impianto stesso della legge e cioè la visione di una scuola-azienda, verticistica, in linea con le fallimentari politiche neoliberiste, una scuola che deve produrre una merce utile per il mercato: i nostri studenti”.
“E’ in questo quadro – ha proseguito Riommi – che si inserisce la regionalizzazione dell’istruzione. Fra le motivazioni che le regioni del nord utilizzano per chiedere l’autonomia differenziata, quella più sbandierata è la continuità didattica. Nessuno dubita che il problema della continuità esista, ma badate bene non è un problema limitato al nord, questo perché, e tutti gli operatori della scuola lo sanno bene, la continuità non può essere garantita neppure al sud in quanto la scuola non è un’entità statica”.
“Le classi – ha chiarito l’esponente dei PSP – si formano in base al numero degli alunni così gli organici e di conseguenza le cattedre e in più occorre considerare che ogni anno ci sono insegnanti che vanno in pensione, altri che si trasferiscono. Per cui risulta evidente che la continuità come non può essere garantita al nord non può esserlo neppure al sud”.

Le vere ragioni delle regioni

Secondo Lia Riommi, la continutà didattica sarebbe solo una scusa, la vera motivazione è ben diversa.
“Se tutte le competenze richieste dalle regioni, circa una ventina, passassero a queste regioni – ha detto – la spesa da decentrare sarebbe complessivamente di 16,2 miliardi di euro nel caso in cui si utilizzasse il criterio della spesa storica o addirittura di 18,9 miliardi se invece venisse preso in considerazione il criterio della media nazionale. E qual è la fetta di questa spesa relativa all’istruzione? Si tratta della fetta più consistente stiamo parlando di 11,4 o addirittura 13 miliardi di euro e capite bene come un flusso così importante di denaro pubblico possa fare gola”.

Un documento da diffondere in tutta Italia

In sostanza i PSP sono del tutto contrari alla regionalizzazione dell’istruzione e a qualsiasi forma di autonomia differenziata, tanto il 29 settembre hanno preso parte a Roma  ad una Assemblea nazionale nel corso della quale è stato costituito un Comitato Nazionale contro l’autonomia differenziata.
Il primo compito del Comitato sarà quello di scrivere un documento che contiene le ragioni della contrarietà alla regionalizzazione dell’istruzione e che verrà diffuso nelle scuole di tutta Italia.

Una svolta nella linea politica

Il Convegno di Lamezia sembra segnare una svolta nella posizione dei movimenti di base sul tema della autonomia differenziata.
Fino a non molto tempo fa, infatti, anche dentro il movimento dei Partigiani, era molto accreditata la tesi secondo cui una adeguata definizione dei LEP potrebbe convivere con qualche forma di trasferimento di competenze dallo Stato alle regioni.
Nel corso di questi, il dibattito ha prodotto una certa radicalizzazione delle posizioni e non a caso durante il convegno di Lamezia il tema dei LEP non è stato quasi toccato.
La questione non è del tutto marginale perché, al contrario, il M5S – almeno in questa fase – continua a ritenere che autonomia differenziata e definizione dei LEP possano convivere in qualche modo.
Ma se è così è anche possibile che, nei prossimi mesi, si debba assistere a qualche strappo fra M5S e movimenti di base di cui spesso fanno parte anche attivisti “grillini”

Reginaldo Palermo

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