L’esplosione del “caso concorsi” aveva un po’ oscurato il tema della regionalizzazione della scuola che sta riemergendo nell’agenda sindacale.
Il 5 febbraio scorso i 5 sindacati maggiormente rappresentativi del comparto (Cgil, Cisl, Uil, Snala e Gilda) hanno chiesto di essere ascoltati dal ministro per gli affari regionali e le autonomie locali Francesco Boccia.
E in queste ore il ministro Boccia ha risposto convocando le parti sociali per il prossimo 10 marzo: l’incontro potrebbe segnare un punto di svolta importante.
“Più volte – sostengono i sindacati della scuola – abbiamo esposto pubblicamente le nostre ragioni di opposizione a qualsiasi forma di autonomia che possa intaccare il carattere nazionale e unitario del nostro sistema di istruzione”.
Per la verità il Ministro ha già incontrato le confederazioni; in quella occasione Boccia, secondo quanto riportato dalla Cgil, “si era impegnato a non riconoscere alcuna autonomia in materia di istruzione” e a non concedere autonomia sulle materie che richiedono la definizione dei Lep prima che essi siano determinati. Inoltre – sono sempre le parole del sindacato di Maurizio Landini – “la loro definizione sarà operata dai Ministeri competenti e non da un commissario, che interverrà solo successivamente in caso di inadempienza”.
Il segretario nazionale di Flc-Cgil, Francesco Sinopoli, sottolinea che “sono impegni precisi e da valutare positivamente dal momento che il testo del disegno di legge conosciuto nulla dice sull’esclusione dell’istruzione dall’autonomia differenziata e dal momento che in tema di definizione dei LEP quel testo prevede invece l’avvio del processo di autonomia differenziata anche senza la loro preliminare determinazione”.
Il 10 marzo, quindi, si conosceranno meglio le intenzioni del ministro Boccia e dell’intero Governo.
Intanto Unicobas mette le mani avanti e, fra gli obiettivi prioritari del proprio sciopero, inserisce anche la richiesta del ritiro di ogni forma di regionalizzazione che possa riguardare in qualche modo la scuola.
Pur non avendo inserito il tema fra le motivazioni dello sciopero del 6 marzo, i sindacati del comparto affermano: “È nostra convinzione che il carattere unitario e nazionale del sistema scolastico pubblico vada pienamente salvaguardato perché rispondente a una corretta interpretazione del dettato costituzionale, e che pertanto l’istruzione debba considerarsi materia esclusa da ogni eventuale progetto di rafforzamento delle competenze regionali”.
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