Home Attualità Regionalizzazione scuola, un coro di no e M5S sulla difensiva

Regionalizzazione scuola, un coro di no e M5S sulla difensiva

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Sul tema Regionalizzazione scuola presso la Masseria “I Risi” di Lamezia Terme si è svolta sabato 23 un’assemblea regionale organizzata e promossa  dai Partigiani della scuola pubblica. Sono intervenuti parlamentari, consiglieri regionali e rappresentanti sindacali.

Alcuni interventi dell’incontro organizzato dai PSP

È intervenuto il deputato Nico Stumpo (LeU) dicendo che la proposta di federalismo differenziato avanzata da alcune regioni e sostenuta dalla maggioranza di governo mette a rischio l’unità del paese.

La maggioranza fa due parti in commedia. In Europa chiede ai ricchi di farsi carico delle realtà più svantaggiate. Lo fa in modo confuso senza progettualità criticando la Germania che in questi anni si è arricchita sulle spalle delle nazioni più deboli. In Italia fa il contrario e anziché pensare a una equa redistribuzione pensa di poter trattenere la ricchezza in alcune regioni.

È una riforma egoista e sbagliata, è stata definita la secessione dei ricchi ma finirà per impoverire anche le regioni ricche. Istruzione, Salute, Politiche del lavoro, Tutela dell’ambiente sono politiche non frazionabili. Toccano diritti universali e inalienabili.

Per il M5S è intervenuta la Senatrice Bianca Laura Granato dicendo che il regionalismo differenziato non conviene soprattutto alle regioni che lo richiedono, innanzitutto perché dalla determinazione dei LEP a loro spetteranno meno soldi per gli stessi servizi che oggi gestiscono sulla base del fabbisogno storico. È una truffa ideologica messa in campo dalla Lega per galvanizzare il suo elettorato che lascerà solo delusioni. Non siamo d’accordo con il potenziare l’autonomia regionale nel campo dell’istruzione e lo abbiamo detto più volte, anche perché differenziare la mobilità dei docenti quando nella stessa regione coesisteranno più ruoli (regionali e statali) non vuol dire efficientare il sistema (come si illudono gli elettori delle regioni richiedenti), ma renderlo ingestibile sia a livello territoriale che nazionale. Come ha detto più volte il presidente Conte la discussione è troppo importante per non rimetterla al Parlamento e questo governo non permetterà che alcuna regione rimanga svantaggiata da qualsivoglia legge di autonomia regionale, che non potrà prescindere da un assai difficile passaggio contabile, che di certo non sarà rapido come si vuol far passare. La Senatrice Granato ha dichiarato che le tesi sull’autonomia differenziata portate avanti dall’economista Gianfranco Viesti sono esagerate e prive di fondamento.

Interessanti sono stati gli interventi dei sindaci di Cinquefrondi (Michele Conia) e di Polistena (Michele Tripodi), due comuni limitrofi della provincia di Reggio Calabria. I due sindaci reggini sono intervenuti come appartenenti ad un Movimento di sinistra senza steccati, denominato “Il sud che sogna”. Conia e Tripodi si battono contro l’autonomia differenziata che rischia di impoverire i territori più poveri del Paese e di arricchire chi già oggi gode di maggiori servizi e ricchezza.

Il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia (impegnato in una importantissima battaglia politica contro il federalismo fiscale) a margine del convegno, dopo avere ascoltato le parole dette dalla Senatrice Bianca Laura Granato del M5S nel suo intervento, vuole sapere, essendo lo stesso M5S il primo partito per numero di Deputati e Senatori del Governo, se la Senatrice smentisce di fatto il patto di Governo sull’autonomia differenziata e garantisce un’opposizione politica del M5S a questo patto scellerato. Lo stesso Conia vuole sapere dalla Senatrice Granato come mai non ha chiesto le dimissioni del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti per le parole di disprezzo contro le scuole del sud e gli insegnanti meridionali.

Per la segreteria regionale della Calabria della CGIL è intervenuto Gigi Velardi chiarendo quali sono i rischi dell’Autonomia differenziata sulla scuola e su una serie di servizi pubblici primari. Diventa apprezzabile l’iniziativa odierna che è un momento utile che deve comunque avere continuità e coinvolgimento della politica e di tutta la società. Altrimenti il rischio diventa quello di un mancato contraddittorio politico e sociale su un argomento che ha visto già consumarsi intese tra governo e alcune Regioni (Emilia-Romagna- Lombardia- Veneto). Il sindacato confederale, Cgil compresa, ha ben evidenziato tali problematiche nella piattaforma rivendicativa che ha avuto come conseguenza la grande Manifestazione nazionale unitaria svolta il 9/2 scorso. Tra l’altro attraverso la sua categoria, la Flc, ha lanciato l’appello, condiviso dall’intero mondo sindacale e da quello delle associazioni contro la regionalizzazione del sistema dell’istruzione. Infatti il rischio è quello di fare venire meno l’uniformità in tutto il territorio nazionale su materie importanti quali l’istruzione e la Sanità con chiare conseguenze rispetto ad un divario tra regioni e che penalizzerebbe quelle più deboli a partire da quelle del Mezzogiorno. Un vero e proprio attentato verso l’istruzione, la formazione, l’Università e la ricerca ed in generale il venire meno del concetto di universalità del sistema della cultura. Una interpretazione pesante dell’art 116 della Costituzione e delle conseguenze della riforma del titolo V nel 2001 che ci consegnerebbero un neo-centralismo Regionale fondato su un’autonomia spinta che dimenticherebbe i valori delle pari opportunità, universalità, solidarietà e sussidiarietà. In sostanza le Regioni già più ricche avrebbero anche maggiori risorse e conseguenti condizioni di miglior favore a partire anche da fondi contrattuali regionali per il personale anche in deroga al CCNL , quello che ad oggi non vede alcuna risorsa, da parte del governo, per il suo rinnovo per il periodo 2019/21.  Quindi due modalità per l’istruzione, una di serie A ed un’altra di serie B è così potrebbe succedere anche per il diritto alla salute di chi costantemente deve ricorrere a cure fuori dalla propria regione. Ricordo che la Calabria è tra regione che paga alle altre una mobilità passiva sanitaria pari a 300 milioni di Euro e che in un eventuale non presa in considerazione dei Lep rischierebbe di penalizzarci pesantemente. Contro la regionalizzazione bisogna attivare il massimo del coinvolgimento e sulla scorta della rivendicazione ben presente nell’articolato appello congiunto di sindacato e associazioni, procedere ad ogni forma di mobilitazione, mettendo in conto anche uno sciopero generale nazionale, nel rispetto dei tempi e dei termini previsti dalla normativa vigente.

Mimmo Denaro Segretario Regionale Flc Cgil Calabria ha spiegato che la Flc Cgil è contro ogni tipo di autonomia differenziata, soprattutto per come è stata proposta dal Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Riteniamo importantissimo – continua Denaro – la precisa determinazione dei LEP (Livelli essenziali di Prestazione), non tanto perché possono essere propedeutici ad ogni idea di autonomia ma perché di per sé posso garantire una distribuzione uniforme di quelli che sono i diritti di cittadinanza sull’intero territorio nazionale. Per la Flc Cgil i contratti collettivi nazionali, gli organici decisi a livello nazionale, le norme per il reclutamento sono da considerarsi dei LEP che in ogni caso non possono e non devono essere devoluti alle autonomie regionali. Non è concepibile un’autonomia differenziata che preveda la regionalizzazione del FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario) delle Università sulla base del principio del federalismo fiscale attuato per gli enti locali. La Flc Cgil, ricorda Denaro, è scesa in piazza, con la manifestazione unitaria del 9 febbraio 2019, anche per contestare le politiche governative intenzionate a portare avanti l’autonomia differenziata e la regionalizzazione dell’Istruzione. Se il Governo dovesse continuare sulla strada dell’attuare l’autonomia differenziata per le regioni che lo volessero, allora si arriverà anche allo sciopero generale, che in tal caso dovrebbe essere indetto per la metà del mese di aprile 2019.

Sul tema della regionalizzazione dell’istruzione e dell’autonomia differenziata è intervenuto anche il Consigliere regionale della Regione Calabria Arturo Bova ( Democratici e progressisti). Bova ha ricordato che nel contratto per il governo del cambiamento è stato Testualmente scritto che “l’impegno sarà quello di porre come questione prioritaria nell’agenda di governo l’attribuzione, per tutte le regioni che motivatamente lo richiedono, di maggiore autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma della costituzione, portando anche a rapida conclusione le trattative tra governo e regioni attualmente aperte”.

La regionalizzazione – ha proseguito Bova- finirà per aumentare le differenze tra 21 sistemi di istruzione scolastica. Eppure il fallimento della riforma del Titolo Quinto che già aveva compromesso l’universalismo del sistema sanitario nazionale è già ampiamente certificato dalle innumerevoli diseguaglianze iniquità che caratterizzano 21 differenti sistemi sanitari dagli adempimenti dei Lea dalle eccellenze ospedaliere del Nord alla desertificazione dei servizi territoriali del Sud falcidiati dai tagli. Anche la scuola subirà un grandissimo scossone che rischia di minarne le fondamenta.

Le ragioni di solidarietà sociale perequazione redistribuzione e assicurazione del giusto mantenimento dei livelli essenziali di prestazioni a favore di tutti i cittadini andranno a farsi benedire. Per tale motivo la regionalizzazione va assolutamente fermata noi lo abbiamo già fatto in consiglio regionale.
Sono intervenuti anche per la Gilda Insegnanti il Coordinatore regionale dell Calabria il prof. Antonino Tindiglia e per l’Associazione Nazionale Docenti il prof. Francesco Greco. Entrambi hanno ricordato che la responsabilità della riforma costituzionale del Titolo V che è causa dell’attuale autonomia differenziata, è una responsabilità politica di Massimo D’Alema.

La Prof.ssa Enzina Sirianni Liceo T. Campanella Lamezia Terme ha rammentato che il movimento 5 stelle ha fatto incetta di voti al sud e che, dimenticandosi di ciò, ha sottoscritto con Salvini il punto 20 del contratto in cui si parla espressamente di favorire il processo di autonomia alle regioni che la chiedano.

Alla luce di quanto si apprestavano a fare con Conte il 15 di febbraio le tre regioni per autonomia differenziata, le parole sprezzanti nei confronti dei docenti meridionali, del ministro Bussetti hanno un senso.

La questione che rende assai difficile la battaglia per fermare lo smembramento del paese, sono i nostri interlocutori politici il cui fronte è mobile, liquido per dirla alla Bauman. Chi sono? La lega scontato contro, pd diviso, i Cinque Stelle legati a Salvini per accordi su contratto di governo, la destra allineata alla lega, in buona sostanza. Dunque con chi dobbiamo rapportarci?

Intanto lo stop alla definizione dell’accordo con Conte e le tre regioni, si è avuto non tanto perché alcuni deputati 5 Stelle si sono resi conto a scoppio ritardato della gravità del problema, quanto perché il fermento che è giunto dal sud, ha consigliato Salvini e Di Maio di prendere tempo per non rischiare di perdere voti ad elezioni europee e, perché no, anche alle regionali sarde. Tanto è che non se ne parla proprio nei media. Tutto silenziato in attesa di placare toni e animi e poi agire indisturbati dopo un nuovo incasso di consensi.

Per Potere al Popolo è intervenuta la prof.ssa Pina Sangineto. La Sangineto ha detto: “Immaginate un paese in cui la quantità e la qualità dell’istruzione ricevuta dipende dal luogo di nascita; in cui gli insegnanti sono pagati diversamente a seconda del luogo di lavoro; in cui i programmi sono schiacciati sulle esigenze delle imprese (e dove le imprese non ci sono, sono un’educazione alla precarietà); in cui l’istruzione è un terreno per fare facili profitti; in cui la scuola diventa un mezzo per riprodurre le differenze geografiche, sociali e persino linguistiche, e non un mezzo per superarle e costruire una coscienza comune.

 La Lega pretende che questo incubo diventi realtà, in virtù di un accordo preso, in silenzio, nelle stanze dei ministeri, tra Governo ed alcune Regioni del Nord, cioè tra uomini appartenenti alla stessa regione e allo stesso partito. Non è questo quello che vogliamo, non è questo quello che speravano i tanti che, soprattutto al Sud, hanno votato i 5 stelle.
Il tavolo scuola di Potere al popolo lancia una settimana di mobilitazione e controinformazione. Vieni a darci una mano, dal 25 febbraio al 3 marzo, in tutte le città, da Nord a Sud del paese”.
Per Unicobas e Anief sono intervenute Adele Nesci e Daniela Mauceri entrambe hanno ricordato che i loro rispettivi sindacati hanno proclamato lo sciopero proprio sul tema dell’autonomia differenziata e la regionalizzazione dell’Istruzione.