Le tensioni belliche, presenti da oltre sei anni, sono venute al pettine a seguito dell’interesse delle parti in causa, con rivendicazioni territoriali, provocazioni continue e tensioni interetniche tra popoli con un rapporto positivo e strutturato fino a un decennio fa. Le ripercussioni di tali controversie, prima diplomatiche e in seguito belliche, si sono consumate sui civili, russi o ucraini che siano, costretti alla fuga dolorosissima dalle proprie case: città trasformate in masse deformi di rifiuti grigi e scheletrici, scuole e ospedali distrutti, capacità produttiva e occupazionale azzerata, così come i servizi al cittadino, ridotti al minimo sindacale. Il sistema scolastico, in queste precarie condizioni quotidiane, non riesce ad offrire un servizio di base; le scuole ritenute più sicure, localizzate nelle aree centrali della regione contesa, sono regolarmente aperte, almeno per le informazioni che si riescono ad ottenere per vie ufficiali. Mancano insegnanti, personale scolastico e la frequentazione delle lezioni programmate è praticamente nulla.
L’autodeterminazione delle Repubbliche Popolari di Donec’k e Luhansk ha portato sotto il controllo dei governi che de facto governano il territorio anche il sistema scolastico ridottosi, per via degli scontri bellici del passato e del presente, a pochissimi plessi e unità distribuite a macchia di leopardo sul territorio, militarizzato. La frequentazione di tali plessi, per via della recente fuga di interi gruppi familiari della comunità ucraina, avviene solo da parte di studenti ucraini di etnia russa che vivono nelle vicinanze. Si organizzano classi con un elevato numero di studenti per provvedere alla carenza di insegnanti di lingua russa disposti ad insegnare nelle aree in cui si sta svolgendo una delle fasi più cruente di un conflitto che perdura da quasi un decennio. La lingua in cui si tengono le lezioni è quella russa, dato che una buona parte dei finanziamenti proviene da Mosca, che ha preso sotto la propria ala la gestione dei servizi a livello locale. Le discipline insegnate sono quelle di sempre; storia e letteratura, matematica e scienze, discipline sportive e laboratori.
Gli attacchi delle forze ucraine, complementari a quelli provenienti dai militari russi sta mettendo a dura prova una comunità, in prevalenza russa, che prova a resistere da quasi un decennio vivendo e non potendosi spostare dalle aree di Donec’k e Luhansk. E’ stato dichiarato oramai da tempo, per via dell’inasprimento recente delle provocazioni ed esercitazioni ai confini tenute dalle forze militari in causa, lo stato d’emergenza e il coprifuoco, che prevede la chiusura di tutte le attività commerciali e non solo al tramonto, la presenza dei militari per le strade e il divieto di frequentare parchi e aree pubbliche, attualmente riservate ai militari, ricognizioni ed esercitazione. Le scuole, come è ovvio, sono chiuse, assieme a quei pochi atenei presenti sul territorio; le lezioni, per chi ha la fortuna di avere accesso alla rete internet, si tengono rigorosamente a distanza, anche per problematiche di natura sanitaria legate alla diffusione del virus Sars – CoV – 2. La situazione resta precaria per molti centri urbani: manca acqua potabile, gas e elettricità per via dei recenti attacchi e le scuole non possono garantire il servizio.
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