Diventa un vero e proprio caso di hackeraggio la vicenda del black out dei registri elettronici di oltre 3 mila scuole gestiti da Axios Italia e dovuti ad un accertato “attacco ransomware” sferrato alla vigilia di Pasqua. Gli autori del “furto” on line, con tanto di decine di migliaia di file sottratti, avrebbero infatti chiesto un consistente riscatto in bitcoin: si tratta di una sorta di moneta virtuale (creata nel 2009 da un hacker con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto) che può contare su una riserva di valore “volatile”.
Axios Italia, la società informatica che fornisce il servizio a circa il 40% degli istituti scolastici italiani, ha quindi presentato formale denuncia alla Polizia postale citando anche la richiesta degli hacker.
“A quanto si apprende, al momento non sarebbe stato pagato alcun riscatto, ne ci sarebbe l’intenzione di farlo”, scrive l’agenzia Ansa.
Intanto, gli informatici della società informatica hanno fatto sapere che il disservizio al registro elettronico della scuola è dovuto ad un ransomware: un virus informatico, ben conosciuto ai tecnici addetti ai lavori, che di fatto inibisce l’accesso sia alla piattaforma telematica, sia ai dati registrati nella sua memoria.
Del caso ha parlato anche Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio: “Ci auguriamo che la polizia postale trovi i responsabili di questo attacco hacker, che è un attacco alla scuola e mette a repentaglio migliaia di persone creando disagi a istituti e genitori”, ha detto il sindacalista dei ds laziali.
Da qui, la richiesta di pagamento del riscatto per ripristinare il doppio servizio.
Axios, però, avrebbe trovato la strada per riattivare il servizio: “stiamo completando le attività di ripristino dell’infrastruttura ed i test per le verifiche di sicurezza. Contiamo di rendere disponibili i servizi entro la mattina” di giovedì 8 aprile.
A questo punto, non rimane che attendere.
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