Da anni si è insediato (e troneggia) nelle nostre scuole, si è ben radicato nelle classi, nelle sale insegnanti, nelle biblioteche scolastiche.
E’ entrato nel sistema scolastico consolidando anno dopo anno la sua posizione. Ormai è parte ineludibile e dominante del sistema, eppure, nonostante gli infiniti consensi ricevuti, aleggia nell’aria e nelle ‘menti pensanti’ qualche dubbio sulla sua reale necessità.
Che sia utile non vi è alcun dubbio, ma è anche indispensabile? Stiamo parlando del tanto osannato registro elettronico, ormai ben presente e fortemente radicato nel processo pedagogico e formativo. Pregi ne ha, è acclarato (anche non pochi), ma non appare così perfetto né così risolutivo per la vita di docenti e studenti. In realtà ogni docente (o quasi), per avere un quadro completo delle sue classi si deve fabbricare un registro cartaceo (artigianale, di vecchio stampo) dove riportare, secondo i suoi schemi mentali (e quindi in modo immediatamente comprensibile, senza obbedire alla logica della ‘macchina’) quanto ha già inserito nel registro elettronico e spesso, per maggior sicurezza, annota (o fa annotare dai ragazzi, firmando poi per presa visione) voti e segnalazioni varie e non trascurabili anche sui diari degli alunni (si arriva quindi a ripetere due volte o tre volte le stesse operazioni, pensate un po’!).
Sì, perché molti alunni (per non dire tutti i ‘veri’ alunni) continuano ad avere un diario dove scrivere, con la tradizionale e immarcescibile penna (oltre le loro ‘riflessioni’ più personali), quanto svolto in classe, i compiti (sempre meno) assegnati, le valutazioni acquisite gli incontri culturali programmati e molto altro.
E il registro elettronico? Certo viene esaminato, soprattutto (o soltanto) per prendere ‘subito’ conoscenza dei voti delle interrogazioni. Quanto sarebbe bello e più formativo, invece, poterglieli scrivere sul diario il giorno dopo e dare modo, ai docenti di meditare e ponderare con calma quanto ascoltato prima di formulare ‘giudizi’ e ai ragazzi di ‘rivivere’ l’interrogazione sostenuta , individuarne i punti forti e quelli meno esaltanti ipotizzare quale potrebbe essere la valutazione, secondo loro, e confrontare infine la loro ‘idea di voto con il voto ‘ufficiale’ del docente (suggellando magari l’operazione anche con una spiegazioni ‘vis à vis’).
Forse i genitori (loro sì) hanno ampiamente apprezzato questa nuova modalità di interloquire con i docenti? Non tutti, diciamolo pure francamente. Alcuni controllano, anche (o solo) all’insaputa dei figli, in maniera maniacale il registro (voti, assenze, note, eventi), quasi soffocando la dovuta libertà dei figli (anche loro benché debbano essere ‘controllati’ dai genitori, hanno diritto ad un minimo di privacy) e togliendogli la possibilità di decidere quando, nella giusta disposizione d’animo, mettere al corrente i genitori sulle loro ‘vicissitudini’ scolastiche.
Altri (fortunatamente), sono rimasti affezionati ai diari e chiedono ai figli di segnalare lì le cose più importanti avvenute ogni giorno a scuola, per poter poi (senza agire in modo autonomo e quasi ‘carbonaro’) chiedere di vedere il diario (almeno alcune pagine, quelle più scolastiche) per avere una visione generale della situazione ed, eventualmente, discuterne insieme. Non pochi, infine, si tengono lontano dal registro elettronico o lo esaminano una volta ogni tanto (quando tornano stanchi da lavoro) senza peraltro cogliere la reale posizione scolastica dei loro figli. In fondo ciò che veramente sta a cuore ai genitori (si potrebbe affermare alla maggior parte) non è tanto il voto, la nota o il livello di preparazione e maturità raggiunta dai figli. La cosa più importante, al di là di tutto, è la promozione finale, da ottenersi, spesso, in ogni modo (anche, in alcuni casi, il meno ‘educato’). Per il resto continuano ad esistere, per comunicare difficoltà o successi degli allievi e illustrare a tutti l’attività della scuola, i ricevimenti settimanali e quadrimestrali con i genitori e i consigli di classe con i rappresentanti di alunni e genitori.
Per non parlare dei messaggi continui (anche nei giorni festivi) che i Coordinatori (colleghi santi e pazienti) hanno e subiscono, tramite smartphone, con i genitori. Allora è proprio necessario il registro elettronico? Si potrebbe tornare al cartaceo? Certo per alcune attività interne (circolari o comunicati) la ‘virtualità’ può far risparmiare carta (forse anche tempo, ma non accade spesso), ma ne vale la pena?
Il noto intellettuale Crepet è piuttosto critico verso l’utilizzo del registro elettronico (condivido pienamente il suo pensiero) e il nostro Ministro dell’Istruzione (e del merito)? Le sue affermazioni non sono molto chiare (in fondo è un politico) e forse non le ho ben comprese. Afferma di avere già pronto un progetto di legge per abolire il registro ‘virtuale’, poi, con astuta mossa diplomatica, spiega che non è, per ora, all’ordine del giorno ripristinare il registro cartaceo, il diario cartaceo per gli studenti sì, ma questa è un’altra cosa.
Per ora l’orientamento è questo, poi, in futuro, si vedrà. E allora vedremo, senza dimenticare però, il valore e il ruolo economico dell’informatica (ruolo assai pesante e influente) e quanto l’economia ‘consigli’ (e condizioni) gli atti di ogni governo. Comunque, pur essendo assai fiducioso su una prossima abolizione del registro elettronico (anche se ormai è difficile tornare in indietro), mi sto già preparando (nel caldo agosto) dei registri cartacei chiari, grandi e ben leggibili, con grandi caratteri per non affaticare la vista.
Andrea Ceriani
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