Attualità

Registro elettronico, il docente firma o non firma?

In quello che per la maggior parte degli istituti doveva essere il primo giorno dello stop alle lezioni, anche distanza, come previsto dai calendari regionali, si riaccende il dibattito sulla liceità di utilizzo del registro elettronico, in particolare sulla richiesta da parte di molti dirigenti scolastici di validare la didattica on line con la “firma” sullo stesso da parte dei docenti che la svolgono.

L’incursione degli hacker

Ad innescare la polemica è stata anche la notizia che Axios, una delle piattaforme che fornisce i servizi per la scuola digitale ad un alto numeri d’istituti in tutta Italia, ha denunciato di essere sotto attacco di hacker dalla notte passata. Molti studenti e docenti, che per vari motivi hanno aperto il registro elettronico gestito dalla società, non hanno così avuto alcuna possibilità di accesso.

La vicenda, su cui sta svolgendo una serie di accertamenti anche la Polizia Postale che da giorni è anche lavoro su una serie di intrusioni verificate durante lezioni on line su diverse piattaforme utilizzate da docenti e studenti per la scuola digitale (a dire il vero anche precedenti al Coronavirus), ha riaperto così il dibattito. In particolare sull’esigenza dei docenti di apporre o meno la loro presenza, seppure virtuale.

Ma è giusto apporre la “firma”?

Nelle chat, ad esempio, tanti docenti si sono chiesti se era giusto “firmare” anche in questi giorni. È stato fatto osservare che in assenza di attività formativa programmata non c’è alcun obbligo di rilevare la presenza, sia in presenza, ancora di più da casa.

Alcuni docenti, tuttavia, hanno comunque ritenuto di registrare la loro presenza, proprio per tracciare l’attività svolta anche in questi giorni.

Ma cosa dice la legge in merito? Come abbiamo già avuto modo di scrivere su questa testata giornalistica, occorre partire dal concetto che ad oggi non c’è alcuna natura vincolante dell’impegno richiesto ai docenti dichiaratisi disponibili allo svolgimento delle lezioni a distanza.

Un impegno civico e non solo

L’impegno civico preso dai docenti, tuttavia, una volta assunto, andrebbe portato avanti.

“Una volta assunto l’impegno, proprio per l’importanza che assume, come evidenziata dallo stesso legislatore, ossia garantire, nei limiti del possibile vista l’attuale situazione, il diritto allo studio degli alunni, questo nei limiti della programmazione va onorato e garantito”, ha osservato il legale Dino Caudullo.

Ed è “in quest’ottica potrebbe essere letta la richiesta di alcuni dirigenti scolastici, di firma del registro elettronico da parte dei docenti impegnati nelle lezioni da remoto, anche per e darle, sempre nei limiti delle norme esistenti, maggiore valenza”.

Si replica quello che è ordinario

Ancora di più perché “il docente impegnato nell’attività a distanza, di contro, sottoscrivendo la presenza sul registro elettronico, ed eventualmente anche quella degli alunni, altro non farebbe se non quello che normalmente è richiesto in condizioni ordinarie”.

Infine, va ricordato che la “firma” da remoto anche se “attesterebbe una presenza solo “virtuale”, rappresentando quindi una realtà non del tutto conforme all’effettivo svolgimento della lezione “ordinaria””, è verosimile che “non determinerebbe alcun rischio”: questo perché, ha concluso Caudullo, “il docente impegnato nella lezione a distanza, nel momento in cui dovesse attestare la propria presenza nel registro elettronico, lo farebbe nell’ambito di un’attività “non ordinaria” prevista dalla legge, con le peculiarità alla stessa proprie.

In caso di delibera il problema non esiste

C’è da aggiungere, poi, una condizione in cui si trovano molti scuole: quella dell’avere anche deliberato, ad inizio anno attraverso gli organi collegiali deputati, ma anche in questi giorni, pure in via telematica, con i collegi dei docenti on line, che il registro elettronico rappresenta la piattaforma ordinaria con cui si realizza la didattica a distanza: le lezioni, quindi, proseguono con modalità diverse attraverso quel preciso “canale”.

In questo modo, le scuole, con l’accordo del dirigente scolastico e spesso dei genitori rappresentanti nel Consiglio d’Istituto, hanno avallato che la didattica da casa, pur con le difficoltà del caso, è didattica a tutti gli effetti. E che non c’è altro modo per andare avanti e concludere l’anno. Con tanto di firma dei docenti nel registro elettronico.

Didattica distanza, il lavoro sommerso dei docenti aumenta: da casa lavorano di più

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