Dopo che nell’ultimo periodo si è fatto un gran parlare di scuola senza voti, la scrittrice, blogger e insegnante Valentina Petri ha scritto una sua riflessione su Il Libraio.it, attingendo alla sua esperienza come insegnante, a proposito dell’ansia da prestazione che ha osservato nei suoi alunni a causa delle valutazioni, scagliandosi contro la media prodotta dal registro elettronico.
“Il numeretto che ti appare appena accedi, che ti dice se vali 8,3 oppure 5,9 oppure 6,7. Un numero assurdo e inutile, e lo dico da insegnante, perché so benissimo che fare la media di tutti i voti di tutte le materie, così, senza altro criterio, è criminale”, ha scritto, spiegando che non si può riassumere la carriera in corso di uno studente con un freddo numero frutto di un calcolo automatico.
Ogni docente, nella propria materia, assegna un voto in base ai propri, personali criteri. Gli studenti, quindi, non dovrebbero, secondo la docente, far troppo caso a questo numero. Purtroppo, però, ciò accade eccome: “Perché c’è il collega che fa dodici verifiche a quadrimestre, e quello che ne fa due, perché c’è chi dà tre valutazioni a verifica tenendo in considerazione cose diverse e chi invece inserisce un voto che è già una media. Perché c’è chi dieci non lo dà e chi sì. E perché i voti non sono i ragazzi. La stramaledetta media che si mostrano con orgoglio, e di cui discutono nelle chat, e con cui si prendono anche in giro, è solo un numeretto frutto di un calcolo matematico malfatto”.
Secondo la Petri ogni voto ha dietro un certo ragionamento, in ogni numero si dovrebbe riuscire a racchiudere non solo i risultati raggiunti dai ragazzi ma anche tanto altro: “In quel numero ci devono stare dentro i progressi fatti e le paure vinte. Deve sintetizzare un percorso, non essere un marchio di qualità o d’infamia. Il voto va benissimo, ma deve avere un senso e se ce l’ha va spiegato, altrimenti sembra soltanto un numero della tombola, quel rito un po’ trito che fanno al tavolo dei grandi. Dove, alla fine, non si vince niente”, ha concluso.
“Ma con la media del registro impietosa e spietata i ragazzini ci giocano, controllano se la prof ha caricato dei voti la sera di Capodanno sentendosi migliori per uno zero virgola, e prendendosi in giro per un virgola nove. Senza stare a guardare il come, il cosa, il perché”, ha continuato con amarezza l’insegnante, facendo notare che spesso i ragazzi controllano in modo compulsivo il registro elettronico anche in momenti di relax o di festa.
Un comportamento malsano a cui hanno fatto riferimento anche alcuni docenti di alcuni licei bolognesi in una lettera a La Repubblica sullo stesso tema: “Oggi il registro elettronico per gli studenti è una delle principali app, forse seconda solo a Instagram e Tik Tok, da consultare compulsivamente alla ricerca di aggiornamenti”.
“Oggi, in tutte le circostanze in cui apra il registro elettronico, anche solo per cercare gli esercizi di matematica, egli si imbatterà nella chiara e spietata definizione di identità che la scuola gli rimanda: 8,7, o 6,3, o magari 5,2 o 4,7. A ogni ragazzo un numero. E che gli rimanga ben impresso in mente, in modo che desideri più di ogni altra cosa modificarlo verso l’alto, anche solo di pochi decimali, per stare al passo nella lotta emulativa della vita!”, hanno aggiunto, affermando che ciò è sicuramente un problema che molto ha a che fare con l’ansia, quella stessa ansia che volte spinge alcuni ragazzi a lasciare la scuola.
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