Il registro elettronico rappresenta uno dei temi più controversi che riguardano la scuola, dato che esiste una normativa di riferimento ma che è rimasta per certi versi vaga e incompiuta. La Tecnica della Scuola propone un questionario sul tema per i suoi lettori, per comprendere meglio quale uso si fa del registro elettronico da chi la scuola la vive ogni giorno.
Il caso del Majorana di Catania
La tematica è balzata nuovamente all’attenzione dell’attualità in seguito alla vicenda dell’Istituto Majorana di Catania raccontata da La Tecnica della Scuola, dove 5 docenti dell’istituto hanno denunciato di essere stati sospesi dalla preside per essersi rifiutati di compilare il registro elettronico.
Gli insegnanti da un lato hanno contestato l’uso di uno strumento non obbligatorio senza apposita delibera da parte di un organo collegiale, dall’altro lato, hanno rilevato inoltre che molte aule della scuola catanese non sono provviste di pc o tablet per la compilazione in tempo reale, che ricordiamo essere obbligatoria.
La preside del Majorana di Catania, in una lettera di precisazione, ha smentito gli insegnati specie sul quest’ultimo punto, quello relativo alla strumentazione elle aule, ritenendo inoltre non necessaria la delibera del collegio dei docenti per introdurre il registro elettronico a scuola.
Normativa incompiuta e poco chiara
Ma come stanno veramente le cose? E’ bene ricordare che il primo atto normativo che parla di uso del registro elettronico è riferito all’articolo 7 comma 31 del DL 95/2012 che recita così: “A decorrere dall’anno scolastico 2012-2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”. La norma, come specificato altre volte, non è imperativa, cioè ribadiamo che l’adozione del registro elettronico non è obbligatoria.
A questo discorso va aggiunto che il comma 27 della stessa legge parlava anche di un piano di “dematerializzazione” che il Miur avrebbe dovuto adottare entro 60 giorni dalla entrata in vigore del decreto legge, piano che però non è mai stato completato.
Inoltre fin da subito era stato chiarito dallo stesso Garante per la Privacy che un corretto impiego del registro elettronico avrebbe dovuto prevedere un provvedimento ad hoc del Garante (anche questo provvedimento non c’è mai stato).
Ma non basta: il registro elettronico è un atto pubblico a tutti gli effetti e, in quanto tale, dovrebbe essere validato con la firma digitale dell’insegnante che lo compila. Peccato che, a tutt’oggi, gli insegnanti non dispongono di nessuna forma di firma digitale.
Compila il questionario e inviaci la tua opinione
Quindi a ben vedere, i problemi irrisolti di una norma tutt’altro che precisa e chiara, sono diversi.
Per tale motivo, proprio per l’impossibilità di tracciare una linea chiara dal punto di vista normativo, vogliamo comprendere, partendo dalla vita quotidiana di ogni docente e dalle prassi delle scuole, come viene utilizzato il registro elettronico a scuola e se funziona anche dal punto di vista della comunicazione fra scuola e famiglia, punto non trattato in precedenza ma ugualmente centrale, dato che fra le prerogative del registro elettronico c’era quello appunto di informare le famiglie, in tempo reale, sui propri figli.
Trattandosi di un questionario, i risultati finali saranno resi noti al termine della rilevazione.
PER COMPILARE IL QUESTIONARIO RISPONDERE ALLE 4 DOMANDE PRESENTI SUL MODULO QUI SOTTO