Sì ai registri on line a scuola, ma nel completarli occorre adottare la massima cautela e attenzione perché contengono una lunga serie di dati sensibili e soggetti a segretezza. È questo il parere di Marco De Luca, docente alla facoltà di Scienze dell’educazione della Sapienza e fondatore dell’iniziativa Rol, uno dei circa 80 registri elettronici accreditati al Miur.
Intervistato dall’Ansa, l’esperto in materia ha premesso che “il registro elettronico rappresenta l’opportunità didattica di personalizzare la formazione dello studente”, ma porta con sé anche delle criticità. In primis la sicurezza dei dati, per cui occorre sempre adottare le dovute accortezze “per garantire non solo la privacy, ma anche il valore giuridico dei documenti”.
Introdotto con il decreto legge 95 del 2012, il registro elettronico dovrebbe comportare non pochi risparmi in termini di materiale cartaceo: il Miur ha stimato in 60 milioni all’anno la spesa per registri, pagelle, libretti delle assenze, verbali e comunicazioni. Il costo per ogni scuola del registro digitale sarebbe sui 1.500-2.000 euro annui: quindi il risparmio dovrebbe fissarsi attorno ai 45 milioni di euro l’anno.
Ma secondo De Luca bisogna guardare al processo di trattamento dei dati scolastici non solo come “mera trasposizione dei registri di carta in formato elettronico”, in un’ottica di spending review, porta tuttavia a perdere la chance di “migliorare l’efficienza della didattica e delle comunicazioni scuola-famiglia”.
“Con il registro elettronico abbiamo uno strumento che consente, ad esempio, di assegnare compiti individuali. Farlo a voce porterebbe via mezz’ora di lezione”, tiene a dire l’esperto.
Sul Rol – in uso in oltre mille classi romane e nato dall’esperienza di Her, registro elettronico ospedaliero creato nel 2003 per supportare la formazione dei ragazzi costretti a lunghi periodi di degenza – l’insegnante può inoltre annotare e comunicare alla famiglia non solo il voto preso dallo studente, ma anche le domande fatte e le lezioni precedenti, “in modo da indicare lacune e punti di forza e delineare, se serve, un piano di recupero per il singolo ragazzo”.
Quel che si attua, quindi, grazie al registro on line, è una formazione personalizzata che, rileva l’esperto, richiede uno strumento costruito intorno all’alunno, oltre alla volontà di sfruttarlo da parte degli insegnanti.
Accanto a questo, il nuovo registro deve garantire la sicurezza. “Il Codice dell’amministrazione digitale prevede l’accesso ai dati tramite utenza e password. Può andar bene per vedere i compiti assegnati, ma non se chiedo al genitore di firmare una giustificazione di assenza. Qui – sottolinea De Luca – serve un livello di autenticazione più forte, uno strumento ulteriore, che potrebbe essere, ad esempio, la carta nazionale dei servizi”, la smart card per accedere ai servizi online della Pa. L’attenzione deve essere alta perché “i documenti della scuola sono atti ufficiali e come tali hanno valore giuridico”. Tra i fornitori di registri online, dice De Luca, “non tutti usano un’autenticazione forte e le contromisure – ad esempio il salvataggio dei dati quotidiano e in luoghi diversi – necessarie a garantire la sicurezza e la legittimità dei dati”.
Sulla convenienza dei dati scolastici in formato digitale rimane da convincere, però, ancora molti prof. In particolare, quei docenti secondo cui il registro on line porterà un aggravio di lavoro non indifferente e senza alcun vantaggio economico in un contesto di stipendi fermi al 2010. Oltre il fatto che non tutte le classi sono dotate di personal computer.
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