L’attuale conflitto ha provocato, oltre ad un complesso rincaro delle materie prime e difficoltà di approvvigionamento strategico di queste ultime, anche una fattiva crisi umanitaria che ha coinvolto milioni di cittadini ucraini, costretti ad abbandonare le proprie abitazioni per sfuggire agli attacchi ed avere salva la vita. Molti studenti hanno perso i contatti con i loro coetanei, con i docenti e con gli ambienti che rientravano nella retorica quotidiana della loro formazione continua, divenuta purtroppo spezzata o arrestatasi del tutto dal febbraio scorso. Per ripristinare tale continuità, fondamentale per studenti e docenti al fine di seguire programmi ed evitare di smarrire competenze, attitudini, nozioni ed abilità nel corso del tempo, gli stati coinvolti in tale esodo di massa hanno provveduto ad attivare dei progetti educativi, coinvolgendo studenti, docenti di madrelingua russa o ucraina cercando di ripristinare l’osservanza dei programmi scolastici di riferiemnto anche in un’ottica integrativa con il nuovo mondo che circonda – si spera temporaneamente – del tutto nuovo. Come i paesi europei, in particolare il Regno Unito, stanno gestendo la didattica per gli studenti ucraini? Come sta agendo il Belpaese in tal senso?
Successivamente al termine, si spera definitivo, dell’emergenza sanitaria, lo sfollamento di un numero enorme di ucraini ha comportato sfide più complesse e le scuole del Regno Unito si sono fatte avanti per fare la loro parte, accogliendo nelle loro classi e comunità bambini, genitori e insegnanti di scuole statali e internazionali. Presso molti istituti, questo impegno ha comportato la creazione di aule dedicate ai bambini ucraini – seguiti in passato da insegnanti ucraini coinvolti o fuggiti altrove – dopo che è diventato chiaro che molti dal paese stavano arrivando nelle maggiori città anglosassoni e non avevano accesso all’istruzione. “Per noi, il progetto è iniziato con due ragazzi della sesta classe che erano fuggiti con le loro madri, che erano stati ospitati in un sobborgo locale e avevano legami con la scuola”, rende noto una preside ai microfoni di TES, testata anglosassone con sede in Scozia. Naturalmente, l’insegnamento del programma ucraino in lingua ucraina si tratta di qualcosa in cui nessuno nella scuola locale era stato formato, ma molti istituti sono stati in grado di trovare un insegnante che è stato in grado di lasciare l’Ucraina e trasferirsi per provvedere alla formazione. “Ora abbiamo qualcuno che conosce il programma e la lingua in modo che questi studenti che si uniscono a noi possano essere insegnati in ucraino mentre si concentrano sull’acquisizione della lingua, dando loro opzioni a settembre“, rende ancora noto la preside poc’anzi intervistata.
Il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha fatto presente in conferenza stampa che sta lavorando al fine di realizzare progetti e programmi dedicati agli studenti ucraini attualmente rifugiati nel nostro paese. Tali programmi ed attività sono dedicati inoltre ai locali con particolare riferimento ad attività extrascolastiche ed extracurriculari, quali laboratori d’arte, disegno, musica e molto altro. L’arte, come si evince dai percorsi storici, ha sempre unito e provveduto ad integrare culture differenti con il fine di promuovere lo svolgimento comune di attività. Nel primo mese di conflitti, ovverosia al 21 marzo 2022, 59.589 persone erano arrivate dall’Ucraina in Italia, di cui 30.499 donne, 5.213 uomini e 23.877 bambini. Ad aprile questi numeri sono quasi raddoppiati: ad oggi quasi 100.000 ucraini in fuga dalla guerra hanno raggiunto l’Italia. Le scuole italiane sono di fatto in mobilitazione per garantire attività, connessioni, scambio ed integrazione attraverso formazione, arte, cultura e musica erogate con appositi programmi tenuti nelle prossime vacanze estive.
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