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Regno Unito, boom di contagi nelle scuole. Oltre 100 mila studenti seguono in DAD

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Nonostante il successo della campagna vaccinale britannica, promossa da istituzioni politiche e sanitarie locali, sono numerose le classi ed interi istituti scolastici ed universitari a ripristinare la didattica a distanza, a seguito di una recente e sensibile impennata dei contagi da Sars – CoV – 2. Nonostante la sicurezza dell’esecutivo Johnson nel riaprire i plessi ovviando le consuete disposizioni sanitarie in materia di mascherine e distanziamento, sono numerose le incertezze di insegnanti, presidi e studenti. Situazione allarmante in Scozia e Galles.

Sono circa 103 mila, secondo ufficiali dati del Ministero della Pubblica Istruzione britannico, gli studenti finiti in quarantena preventiva perché positivi a Sars – CoV – 2 o risultati a contatto con un positivo. Regge ancora, nonostante l’impennata recente dei contagi, il sistema di tracciamento, espletato dal Ministero della Salute con il supporto dei distaccamenti locali per singola nazione, con rispettive istituzioni e disposizioni. Dai primi giorni di settembre via le mascherine, il distanziamento interpersonale e via le osservanze delle consuete norme anti-COVID: i ragazzi possono tornare a praticare sport assieme, abbracciarsi, stringersi la mano e seguire le lezioni in presenza senza preoccuparsi di distanziamento e mascherine. Resta un must uno screening da effettuare sugli studenti e sul personale scolastico due volte la settimana, consistente in tamponi rapidi. 

La difficile ripartenza dell’anno scolastico nel Regno Unito. Oltre 100 mila studenti seguono in DAD

Secondo il Dipartimento dell’Istruzione sono 92 su 100 gli studenti che hanno fatto rientro fisico in aula, stanchi di didattica a distanza e scarsa interazione con amici e colleghi. Sono, purtroppo, circa 103 mila i ragazzi in isolamento per sintomi sospetti, per contatti stretti con positivi in ambiente domestico o scolastico o per positività accertata mediante tampone al COVID-19. Tale dato è notevolmente superiore rispetto a quello accertato dal Dipartimento al temine dello scorso anno scolastico, in cui 82 mila erano i ragazzi assenti a scuola con casi sospetti o confermati.

Questi eventi confermano l’inizio della circolazione del virus anche all’interno dell’ambiente scolastico, dove ancora non sono ottemperate le consuete norme anti-COVID, consistenti in mascherina, distanziamento e scarso se non nullo contatto fisico. Sarà lasciata carta bianca, dalle settimane a venire, ai singoli istituti circa le procedure e le disposizioni da adottare al fine di mantenere la didattica in presenza ed ovviare impennate di contagio e conseguenti quarantene per insegnanti, studenti e personale scolastico.

La recente impennata di contagi preoccupa il Regno Unito. Le scuole corrono ai ripari ripristinando le norme anti-COVID

Gli studenti e le studentesse del Regno Unito han potuto, dopo un anno e mezzo di didattica mista e disposizioni anticontagio, riassaporare la consuetudine di abbracciarsi, praticare sport a scuola, stringersi la mano ed evitare di indossare la mascherina a difesa delle vie aeree. Svanisce la preoccupazione del distanziamento e si torna alla vita scolastica di prima, a caro prezzo. Si teme, specialmente in Scozia e Galles, che il suono della campanella, oltre a segnare un libero rientro in aula per studenti, insegnanti e personale scolastico, sancisca anche un rapido aumento dei contagi in tutto il paese; la campagna vaccinale, da sola, non è in grado di assicurare completa protezione, e andrebbero reintrodotte, secondo le autorità sanitarie locali, le consuete norme di distanziamento, mascherina ed igienizzazione frequente delle mani.

Tra gli insegnanti non resta obbligatoria la somministrazione di doppia dose di vaccino Pfizer e per i ragazzi tra i 16 ed i 17 anni è stata resa disponibile dal 23 agosto. Dal 19 agosto sono cambiate, inoltre, le regole sull’isolamento di chi entra in contatto con un caso positivo: un genitore che ritrova un figlio positivo al Sars – CoV – 2, se vaccinato con doppia dose è esente dall’obbligo di quarantena. Una scelta che rischia di compromettere la già precaria stabilità di intere aree, come la Scozia, che conta attualmente circa 6.000 casi giornalieri