Attualità

Regno Unito, fa paura la crisi energetica: 9 scuole su 10 rischiano il collasso

L’attuale crisi bellica ha ridimensionato il quadro generale di commerci, delle strategie di approvvigionamento e dei rapporti di forza tra imprese, famiglie ed istituzioni. Le scuole, così come numerose imprese, soffrono altamente come edifici e sistema della penuria energetica, rischiando di divenire ambienti spettrali che richiamano l’evo pandemico, con annesse chiusure e limitazioni per studenti, docenti e personale. Dopo la sperimentazione della settimana corta, la quale ha dato luogo negli edifici pubblici a discreti risparmi energetici e finanziari, il rischio per interi sistemi scolastici, specie in realtà nordiche come il Regno Unito, è quello di chiusure forzate di plessi ed istituti, DAD forzata e crisi complessiva del settore dell’educazione.

I dati di Observer: mancano fondi per le scuole. Rischi interruzioni e chiusure

Nove scuole su 10 in Inghilterra avranno esaurito i fondi a disposizione entro il prossimo anno scolastico poiché l’enorme onere dell’aumento delle bollette energetiche e salariali avrà il suo peso complessivo, rivela l’Observer in un’inchiesta e studio dedicato. I primi dati della National Association of Head Teachers – i risultati di un sondaggio tra i suoi membri dovrebbero essere presentati entro la fine del mese – mostrano che il 50% dei Dirigenti Scolastici afferma che il proprio istituto si troverà in deficit economico l’anno scolastico corrente, con quasi tutti che si aspettano di ritrovare i conti in rosso. Ciò si aggiunge alle dichiarazioni di Jeremy Hunt, Cancelliere dello Scacchiere UK,
ha chiarito che tutti i dipartimenti, inclusa l’istruzione, dovrebbero effettuare tagli come parte del piano di riduzione del debito del governo, che sarà ufficializzato il 31 ottobre prossimo.

E nello stivale?

Nonostante il continuo aumento in borsa del costo delle risorse energetiche il settore scolastico è stato relativamente colpito: sono di certo aumentati i costi delle utenze, ma l’impatto più grave si è registrato sul corpo docente, costretto come tutti i cittadini a vedere i propri consumi raddoppiati in rapporto con uno stipendio cristallizzato ad un potere d’acquisto polverizzato anni fa. Non si ipotizzano, al momento, chiusure forzate come nel Regno Unito, anche se la tendenza a promuovere la settimana corta delle lezioni, specie al Settentrione sembra aver preso piede. Come già specificato da La Tecnica (https://www.tecnicadellascuola.it/riscaldamenti-li-accenderemo-piu-tardi-e-meno-ore-al-giorno-ma-non-a-scuola-il-caro-bollette-per-ora-non-colpisce-listruzione), il caro bollette sembrerebbe non colpire il settore della formazione e dell’educazione pubblico. 

Andrea Maggi

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