Il Regno Unito e le relative istituzioni accademiche hanno ridimensionato l’accesso, secondo un’emergenza sanitaria protrattasi per due anni, presso le università statali e private, abbattendo i costi di gestione e manutenzione degli spazi attraverso l’introduzione della DAD rivelatasi, in fasi più distensive dell’emergenza, un mero surrogato virtuale della didattica in presenza. La ripresa delle attività consuete in classe, in una fase endemica, ha portato ad enormi difficoltà organizzative per insegnanti, studenti e scuole, che han dovuto predisporre nuovi spazi, nonché per le amministrazioni, alle prese con dei costi pre-pandemia. Il danno, oltre che erariale ed economico, è legato fattivamente ad un gap formativo che intercorre tra gli studenti che hanno frequentato la scuola dell’obbligo prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria e coloro che hanno avviato il loro percorso in fasi incerte come quelle attuali. Gli studenti che hanno pianificato di accedere agli atenei pubblici o privati per il prossimo anno accademico affrontano un’estate di incertezza che “minaccia di trattenere una generazione”, poiché gli studenti competono per un minor numero di posti nei corsi universitari pubblici, i quali continuano a ridurre il numero dei posti disponibili nonostante l’aumento vertiginoso delle domande e richieste d’ammissione.
Stephen Morgan, responsabile di associazioni di tutela, ha dichiarato a The Guardian: “Il ripetuto fallimento di questo governo nel pianificare il futuro dei nostri bambini minaccia di trattenere una generazione. I giovani che hanno sostenuto gli esami quest’estate hanno sopportato due anni di caos e interruzioni della loro istruzione. Tuttavia, il compiacimento dei ministri li lascia con l’ulteriore preoccupazione che ottenere buoni voti non sarà sufficiente per passare alla fase successiva della loro vita. L’estate scorsa abbiamo esortato i ministri a lavorare con le università, abbiamo stabilito un piano per i voti di quest’estate quasi un anno fa, ma i ministri si sono presi la mano. Le aspirazioni dei bambini sono un ripensamento per questo governo”. Le domande di iscrizione all’università sono aumentate del 5% quest’anno, in parte alimentate dall’aumento del numero di diciottenni – risultato del boom demografico della metà degli anni 2000 e parte di una tendenza destinata a continuare per il prossimo decennio – e da coloro che hanno ritardato la domanda per via dell’incertezza a seguito della pandemica da COVID-19. Ma i membri del gruppo Russell delle maggiori università di ricerca hanno reclutato nuovi iscritti in eccesso negli ultimi due anni – a causa del fatto che gli studenti hanno ricevuto valutazioni più elevate dagli insegnanti – e ora vogliono riportare i numeri ai livelli pre-pandemia attraverso l’inserimento di norme più stringenti per l’accesso ai corsi universitari. L’inflazione galoppante, sostengono i Rettori dei maggiori atenei, ha di fatto limitato il potere economico e di acquisto per le tasse pagate dagli studenti, per via dell’aumento complessivo dei costi sostenuti dall’ateneo per garantire i servizi.
Nella primavera corrente si sono susseguiti tutta una serie di interventi e riforme radicali del sistema universitario italiano, che vanta una penuria già denunciata in passato di nuovi iscritti, poco interessati, per via delle prove limitanti di ammissione e per la verifica delle conoscenze, ad accedere ai corsi di laurea offerti dagli atenei nazionali. Problemi non mancano anche sul fronte della ricerca accademica, vincolata ad obsoleti e penosi contratti ed assegni corrisposti ai ricercatori: Messa ha garantito, anche per un avvio di una nuova stagione di ricerca universitaria, la disponibilità di 600 milioni di euro per far fronte alle ingenti problematiche contrattuali che limitano l’interesse dei Dottori Magistrali nel prosieguo della propria esperienza accademica. Novità, per l’accesso alle facoltà di Medicina e Chirurgia: chi sogna di diventare medico dovrà attendersi l’introduzione del TOLC (come accade ad ingegneria) e di un numero ingente di quesiti di logica. Sarò possibile apprezzare i primi cambiamenti già a settembre 2022. Da maggio scorso, ha dichiarato il Ministro, gli Atenei forniranno ai futuri candidati nuovo materiale online per esercitarsi in funzione delle prove, nonché veri e propri corsi. Si lascerà, in sede di test, spazio alla logica a scapito dei quesiti di cultura generale: nessuna variazione dunque per i quesiti di biologia, chimica, fisica e matematica.
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