La precaria condizione degli edifici, in vista dell’installazione di impianti di aerazione atti a contenere il contagio, resta al centro di polemiche tra famiglie, opinione pubblica e politica. Limitatissimi interventi di riparazione ed assestamento degli edifici hanno interessato alcuni plessi del Regno Unito, seguendo dei progetti di ammodernamento espletati solo a livello locale.
Le denunce sono molteplici: edifici vecchi ed inadeguati, spazi angusti non proprio funzionali all’evo pandemico ed alle misure per contenere il nemico invisibile, impianti non a norma e riscaldamenti non funzionanti, fondamentali per l’esecuzione delle lezioni durante la stagione invernale.
Il governo Johnson, oramai decaduto, aveva promesso un pacchetto di interventi strutturali ed efficaci atti a risollevare il sistema scolastico nel suo complesso, sbloccando le assunzioni secondo le graduatorie, provvedendo ad intervenire sugli edifici e a crearne di nuovi. Un parallelo con il Belpaese è d’obbligo: i fondi del PNRR ed il relativo investimento nel mondo della scuola saranno funzionali alle relative esigenze strutturali?
Il caso anglosassone. Quando la scarsa manutenzione genera polemiche anziché interventi
Il governo attuale deve affrontare urgentemente ed intervenire sullo stato penoso degli edifici scolastici del Regno Unito poiché i dati mostrano che 9 scuole su 10 hanno almeno una parte dei loro edifici che necessita di riparazione o ricostruzione.
La National Education Union, che rappresenta più di mezzo milione di insegnanti, ha affermato che è “scioccante” che su 20.000 edifici scolastici ispezionati tra il 2017 e il 2019, un totale di 19.442 avesse almeno un componente edilizio che presentava “gravi difetti” o era “ai limiti dell’agibilità“. L’assenza fattiva di interventi ha fatto migrare la questione sul piano politico, facendo riferimento ai tagli dei precedenti esecutivi.
“La spesa in conto capitale è stata il taglio più grande all’istruzione ed è stata imposta subito dopo le elezioni del 2010. Se il governo non avesse tagliato il programma di ricostruzione delle scuole del Labour, sarebbero stati spesi 2 miliardi di sterline in più per edifici scolastici e universitari”, ha reso noto a The Guardian la dott.ssa Mary Bousted, segretario generale congiunto della National Education Union.
È duro inoltre l’attacco ai conservatori: “Il recente annuncio del governo che 1 miliardo di sterline sarebbe stato investito nella ricostruzione o nella ristrutturazione di 61 scuole è una goccia nell’oceano. Il governo deve mostrare molta più ambizione e affrontare urgentemente questi problemi in modo strategico per dimostrare che crede davvero nell’investire nel futuro dei nostri alunni”.
Come si confronta il Belpaese con i fondi del PNRR? Quali gli interventi programmati e lo stato delle scuole?
La politica dei tagli degli ultimi esecutivi, oltre ad avere impatto diretto sulle retoriche di reclutamento ed arruolamento dei docenti e la relativa formazione, lascia poco sicuri gli edifici in cui si educano e crescono i cittadini di domani. Secondo i dati del nostro Ministero dell’Istruzione, più del 60% degli edifici presenta un’età superiore a 50 anni, di fatto tale per far necessitare i plessi di interventi di rinnovo urgenti e di ristrutturazioni.
Mancano inoltre le certificazioni di impiantistica e sicurezza, ancora in mano ad appalti esterni e a lunghe gare non compatibili con le tempistiche di riapertura. I fondi del PNRR dovrebbero garantire l’apertura di 212 scuole in aggiunta a quelle esistenti, senza però prevedere alcun intervento su quelle in stato precario, che sono numerose.
Queste opere sono fondamentali per il mantenimento del sistema: secondo il XX Rapporto Ecosistema Scuola, ancora oggi meno di un edificio scolastico su due dispone del certificato di agibilità (42,1%) e di collaudo statico (47,6%). Ricade in area sismica 1 e 2 il 43% delle scuole, di cui solo poco più del 30% è costruito con la tecnica antisismica. Molti edifici presentano una certificazione energetica sotto la categoria C. Non è stato ancora bonificato l’amianto in 145 edifici frequentati da quasi 30.000 studenti. La metà delle scuole non ha impianti per lo sport e solo il 55% circa ha la mensa scolastica.