Il caro energetico dovuto ad una complessiva crisi a livello continentale dell’approvvigionamento strategico sta mettendo a dura prova famiglie ed imprese per l’inverno corrente. Gli edifici pubblici hanno visto raddoppiare – se non triplicare – i costi delle utenze sino a scenari di crisi tra i più complessi. Rimodulazione orario delle lezioni, classi pollaio, chiusura di plessi remoti e settimana corta sono solo alcune delle misure proposte, ad esempio, dal Ministero dell’Istruzione britannico al fine di far fronte alla penuria di risorse energetiche e l’aumento sproporzionato dei costi di queste ultime.
A pagare, come di consueto, c’è una classe lavoratrice, quella docente, stremata dalla mobilità e dai costi, e la didattica, i quali laboratori, centrali in numerose discipline tecnico-scientifiche ed artistiche, vengono soppressi, come riportato dalle testate interne anglosassoni.
Discipline tra cui tedesco, francese, arte, teatro e tecnologia del design potrebbero presto essere precluse a molti studenti delle scuole statali poiché i dirigenti dei plessi scolastici hanno affermato di essere costretti a tagliare lezioni esose e meno popolari per affrontare deficit paralizzanti per il sistema scolastico. La stragrande maggioranza delle scuole statali anglosassoni prevede di essere in rosso entro il prossimo anno scolastico, spinta da enormi bollette energetiche e da un aumento di stipendio non finanziato direttamente per gli insegnanti.
Molti di loro, specializzati in supporto ad attività extrascolastiche svolte in laboratorio, potrebbero essere sospesi o trasferiti presso istituti di dimensioni maggiori. Geoff Barton, segretario generale dell’Association of School and College Leaders, ha dichiarato ai microfoni di The Guardian che: “Le materie che abbiamo sempre considerato culturalmente davvero importanti – con riferimento ai laboratori didattici – diverranno sempre più appannaggio delle scuole private perché le scuole statali non possono permettersi di insegnarle”. Si assiste dunque alla soppressione o sensibile rimodulazione, visti i costi, di discipline di laboratorio quali teatro, cinema ed arti figurative.
Le discipline da laboratorio – di natura artistica o tecnica – risultano essere, come da integrazione MI del 2016 alle disposizioni sulla Buona Scuola, parte integrante dell’offerta formativa degli istituti di formazione primaria e secondaria. La nota, emessa il 16 marzo 2016, risulta tuttora in vigore.
Annunciando un’inversione di tendenza, Faraone con le sue linee guida, attraverso l’istituzione di laboratori specifici a livello culturale e scientifico, intendeva, specie per teatro ed arti di “sensibilizzare i ragazzi ai valori educativi e culturali del Teatro, fornire alle scuole indicazioni concrete per introdurre l’attività teatrale in modo stabile nella didattica, portare a sistema e rendere organiche le buone pratiche già diffuse in molti istituti su un tema fondamentale per l’identità culturale italiana”. Nonostante l’impegno e l’incidenza nel piano normativo di tali linee guida, il teatro e le attività culturali ed artistiche nel loro complesso ricevono poca attenzione e poco spazio a scuola.
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