Il sistema di formazione ed istruzione del Regno Unito si caratterizza per un rafforzato controllo statale unito ai finanziamenti esterni provenienti da fondi privati o di grandi aziende che offrono le proprie quote per mandare avanti la formazione scolastica ed universitaria. Questa, pre via di complicanze, disinteresse e limitazioni generali, risulta sempre più marginale nella logica di circolazione dei capitali come quella attuale, in cui lo stato deve sostituirsi agli investimenti privati, decisamente vacillanti ed inaffidabili, per ripristinare sicurezza in un settore già malandato. Evitare lo strike school nel Regno Unito è di fondamentale importanza al fine di garantire per il futuro anno scolastico un’erogazione didattica qualitativamente di pari livello rispetto a quella attuale, cercando di evitare limitazioni nelle offerte formative nonché spiacevoli chiusure di laboratori, attività e istituti veri e propri nel loro complesso per mancanza fondi. Il quotidiano anglosassone The Guardian riporta un complessivo stato di deterioramento degli edifici e della relativa offerta didattica.
Rischio school strike nel Regno Unito: perplessità, responsabilità e accuse politiche
Molti edifici scolastici in Inghilterra sono ora in un tale stato di abbandono da costituire di fatto un “rischio per la vita”, secondo i documenti interni del governo trapelati all’Observer. Le e-mail inviate da alti funzionari che lavorano per il segretario all’istruzione Nadhim Zahawi a Downing Street mostrano che hanno lanciato l’allarme in due occasioni nelle ultime sei settimane. I funzionari chiedono con urgenza al Tesoro di mettere a disposizione miliardi di sterline in più per aumentare il numero di progetti di ricostruzione delle scuole da 50 all’anno a più di 300. Il 30 marzo, nell’ambito di un aggiornamento settimanale al n. 10 del Dipartimento dell’Istruzione (DfE), gli alti funzionari del Ministero hanno citato il problema del degrado degli edifici scolastici alla voce “prossimi rischi e opportunità”. Hanno indicato testualmente: “Edifici scolastici: il deterioramento delle condizioni del complesso scolastico continua a essere un rischio, con condizioni di finanziamento poco stabili per l’anno scolastico 2022-23, alcuni siti scolastici comportano un rischio per la vita, essendo troppo costosi e inefficienti dal punto di vista energetico”. Nella giornata del 14 maggio Kevin Courtney, segretario generale congiunto della National Education Union, ha accusato i continui anni di tagli alla spesa pubblica per l’istruzione e ha affermato che le problematiche legate alla sicurezza restano serissime.
Non solo UK, tagli anche (e soprattutto) nel nostro Paese. Proteste in vista
I sindacati maggiori hanno provveduto ad organizzare, per la giornata del 30 maggio prossimo, uno sciopero generale per l’intero comparto della scuola (docenti e personale ATA) per ribadire il disappunto circa i continui tagli ai fondi per l’istruzione, di fatto già miseri. La mancanza degli investimenti ed il definitivo disinteresse politico hanno portato ad un numero e quantità di quote destinate alla scuola sempre più limitato. Si è pianificato che, in conformità con gli ultimi dati disponibili, la percentuale delle spese destinate all’istruzione rapportate al PIL decrescerà di mezzo punto percentuale, assestandosi al 3,5 % entro il 2025. L’ennesimo “schiaffo” in un paese ubriacato da una ripartenza e riavvio delle attività solo annunciato e di difficile realizzazione: pochi fondi a scuola, famiglie e imprese viste le recenti impennate di costo delle materie prime. L’aumento delle spese militari per vari fini di certo non consente manovre economiche importanti al fine di far tornare la scuola, come in ogni paese civile, al centro dell’economia e dei processi di sviluppo.