All’indomani della approvazione dei Regolamenti attuativi dell’art. 64 della legge 133 l’opposizione passa al contrattacco e denuncia quello che viene considerato un ennesimo attacco alla scuola pubblica da parte del Governo.
“Il Governo – dichiara la capogruppo del PD in Commissione Cultura Manuela Ghizzoni – ha approvato l’ultimo atto burocratico per l’istituzione del maestro unico e per avviare i tagli di risorse e di personale scolastico.”
“I regolamenti – prosegue Ghizzoni – approvati, senza tener conto delle osservazioni del Regioni e del Consiglio nazionale della pubblica istruzione contengono anche pasticci amministrativi: si richiamano infatti ad un Piano programmatico mai definitivamente approvato, a conferma del dilettantismo e della superficialità con cui si stanno affrontando i temi della scuola”.
In realtà è vero che l’articolo 64 parla di adozione del Piano programmatico da parte del Ministero dell’Istruzione, ma siccome non ne indica con precisione lo strumento giuridico (decreto, direttiva, circolare, ecc..) è anche possibile che per tale adempimento possa bastare un atto interno; e che il Consiglio di Stato, su questo punto, non abbia fatto nessuna osservazione potrebbe appunto indicare che gli atti del Ministro (trasmissione del Piano alle Commissioni parlamentari e recepimento dei parere delle Commissioni stesse) sono stati del tutto sufficienti.
Quanto alle osservazioni di Regioni e Cnpi la dichiarazione di Manuela Ghizzoni non sembra del tutto fondata.
E’ certamente vero che il Cnpi ha sonoramente bocciato i provvedimenti del Governo ma le Regioni hanno invece votato a favore del regolamento sul dimensionamento della rete scolastica (piuttosto appare un po’ strano che nessuna regione abbia protestato per il mancato riconoscimento del proprio ruolo nella gestione degli organici)
Sul regolamento relativo a infanzia e primo ciclo, i rilievi delle Regioni (che hanno votato contro a maggioranza) sono apparsi fin da subito molto modesti, se si eccettua la contrarietà alla cancellazione delle compresenze (ma l’emendamento proposto a suo tempo dalla Conferenza Stato-Regioni lasciava intendere che la cancellazione delle compresenze poteva essere accettata per le prime classe e non per quelle già funzionanti).
La presa di posizione del PD sembra insomma più che altro un atto dovuto e forse prelude alla volontà di non aprire più di tanto alla maggioranza sulla prossima scadenza della Commissione Istruzione, il ddl Aprea sullo stato giuridico del personale della scuola.
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