Nella seduta del 22 gennaio la Conferenza Stato-Regioni ha deciso di rinviare ad una riunione straordinaria del 28 gennaio l’esame delle bozze dei regolamenti applicativi dell’art. 64 della legge 133.
Lo ha annunciato al termine della riunione Nadia Masini, sindaco di Forlì e delegata alle politiche sulla scuola dell’ANCI.
“La richiesta di rinvio – ha spiegato Masini – si motiva con la necessità di valutare al meglio le conseguenze che i regolamenti avranno sui territori e principalmente sui Comuni, che rischiano ancora una volta di dover essere chiamati a supplire alla riduzione di servizi fondamentali che l’avvio della riforma provocherà. Tutto ciò, reso ancora più grave, dalla pesante situazione finanziaria in cui versano i Comuni”.
I due regolamenti sui quali la Conferenza dovrà pronunciarsi sono quelli sull’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione e sulla riorganizzazione della rete scolastica.
Lo stesso presidente della Conferenza, Vasco Errani, è intervenuto sulla questione dichiarando: “Abbiamo ribadito al Governo il rispetto dell’Intesa prevista da decreto 154 del 2008 sulla scuola. E pertanto che vi sia quell’indispensabile approfondimento e quindi una maggiore concertazione su provvedimenti che interessano in particolare la riorganizzazione della rete scolastica e il razionale ed efficace utilizzo delle risorse umane”.
E’ probabile che il rinvio preluda ad un parere bipartisan sulle bozze di regolamento che però non sarà facile da raggiungere visto che le diverse regioni hanno interessi contrastanti.
Le regioni del nord (sia quelle di centro-sinistra sia quelle di centro-destra) sono infatti interessate ad evitare la riduzione dei posti di tempo pieno o comunque di quel tempo-scuola che garantisce un più esteso servizio scolastico. Ma questo potrebbe voler dire che i risparmi andrebbero ricercati soprattutto nel dimensionamento scolastico e nella riduzione degli organici per le classi a 27-30 ore: in questo secondo caso i tagli graverebbero soprattutto sulle regioni del sud.
Alla fine si dovrà necessariamente trovare un punto di equilibrio che consenta di distribuire i tagli in modo da non pesare solo su alcune regioni.
Questo significa però che le regioni di centro-sinistra dovranno trovare un accordo fra di loro e quelle del nord (come per esempio Piemonte ed Emilia-Romagna) dovranno accettare qualche sacrificio in modo da aiutare le regioni di centro-sinistra del sud, come Puglia e Campania. La partita, come si può intuire, è molto complessa ed è davvero difficile formulare previsioni.