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Regolamento sulla valutazione: di che si tratta?

In breve si può dire che dal prossimo anno scolastico tutte le scuole italiane, 9.300 istituzioni, con il personale: insegnanti, dirigenti scolastici e Ata, dovranno iniziare un percorso di autovalutazione, controllato da nuclei esterni, per attivare interventi di miglioramento sull’apprendimento degli alunni e sul funzionamento delle scuole medesime.
L’obiettivo è quello di aiutare le famiglie a capire quali siano le scuole che funzionano meglio proprio perché il nuovo sistema di valutazione intende indagare i punti specifici dove la macchina istruzione tende a incepparsi.
Non si tratta quindi di incentivi economici, come era stata formulata la sperimentazione voluta da Gelmini che ebbe pura tanta disapprovazione, ma di una formulazione del tutto nuova, anche se permangono per certi versi le famose tre gambe: Invalsi, Indire, corpo ispettivo.
L’idea di Profumo in ogni caso sarebbe quella di valorizzare l’autonomia scolastica con un contrappeso statale che renda la valutazione omogenea su tutto il territorio nazionale.
Il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini, ha spiegato così il nuovo sistema: ”Abbiamo voluto sottolineare la centralità della scuola per cercare di condividere con gli stessi dirigenti scolastici e i docenti la valutazione del sistema. E i primi seminari sulla sperimentazione avviata in oltre mille istituti sembrano darci ragione”.
Intanto la partenza è data dal ministro dell’Istruzione che almeno ogni tre anni dovrà indicare le priorità “strategiche” della valutazione del sistema educativo di cui l’Invalsi dovrà tenere conto. Essa fra l’altro dovrà pure avviare le rilevazioni su “base censuaria” in II e V elementare, I e II media, II superiore come già accade ora, aggiungendo pure la V superiore.
Il primo punto è costituito dall’autovalutazione d’istituto che compilerà il “Rapporto di autovalutazione” con la finalità di fare emergere gli eventuali punti deboli della scuola. Gli indicatori su cui compilare il rapporto saranno predisposti dall’Invalsi e saranno uguali per tutte le scuole italiane. L’Istituto definirà gli indicatori di efficienza a cui le scuole e i loro dirigenti dovranno rispondere.
Il secondo punto si basa, qualora emergessero criticità, nella predisposizione di un Piano di miglioramento per cercare di colmare il divario con le altre scuole. Incaricata di predisporre questo Piano è l’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) insieme alle università o agli enti cui le scuole potranno rivolersi e che riterranno più idonei ad aiutarle nel miglioramento della didattica.
A questo punto le scuole avranno un periodo di due/tre anni per mettere in pratica le azioni di miglioramento e quindi stilare un nuovo Rapporto di autovalutazione per valutare gli effetti del Piano e gli eventuali progressi.
È in questa fase, durante cioè l’iter valutativo, che interverranno i nuclei di valutazione esterna che sono composti da un dirigente tecnico, un dirigente scolastico e un esperto in materia di valutazione.
Il loro compito è quello di guidare e indirizzeranno le scuole nel percorso che stanno per intraprendere.
Alla fine ultima di tutto questo iter scatterà pure la cosiddetta Rendicontazione delle istituzioni scolastiche che darà atto delle performance subite dalla scuola prima e dopo la terapia del Piano. Tale rendicontazione avverrà con “la diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili”, e quindi resi pubblici “in una dimensione di trasparenza” in modo da consentire alle famiglie di scegliere e valutare le scuole più adatte e migliori dove iscrivere i figli

Pasquale Almirante

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