Categorie: Ordinamento

Regolamento sulla valutazione, tutti i motivi del dissenso

Se si eccettua la Cisl Scuola, di cui abbiamo riportato il pensiero all’interno di un altro articolo, i pareri di sindacati e associazioni di categoria sull’approvazione da parte del Cdm del nuovo regolamento del Servizio Nazionale di Valutazione sono fortemente critici. In alcuni casi addirittura demolitori. Li abbiamo raccolti qui di seguito.
Iniziamo dall’Unione degli studenti, secondo cui “l’approvazione decisa all’ultimo, da un governo in scadenza, non fa che confermare la volontà da parte del Miur di procedere sul tema della valutazione come se fosse neutra amministrazione, ignorando le voci di dissenso, facendo a meno, illegittimamente, di una discussione larga col mondo della scuola su un tema così cruciale per il futuro dell’istruzione pubblica”.
Si è deciso di imporre autoritariamente alle scuole un modello di valutazione pedagogicamente ambiguo e finanziariamente insostenibile, – denuncia Carmen Guarino dell’Unione degli Studenti – che aveva incontrato negli scorsi mesi molte e pesanti criticità da parte delle associazioni e degli istituti e che si vede legittimato solo ed unicamente dai diktat avanzati in merito dall’Unione Europea. Il nuovo regolamento assegna infatti all’Invalsi un ruolo di centralità, non accenna quindi alla necessità di trasformare l’Istituto in un ente realmente indipendente dal Miur, così come sono in Europa tutti gli enti di ricerca, nè intende rimettere in discussione quel modello di valutazione incentrato sul controllo”.
L’Uds ha anche annunciato che il 16 maggio, data di somministrazione dei test Invalsi alle superiori, scenderà “in campo con scioperi bianchi e boicottaggi per protestare contro queste scelte illegittime. Rivendichiamo una valutazione che innanzitutto sia capace di raccontare lo stato emergenziale che vive la scuola pubblica, una valutazione che sia capace di riavvicinare gli studenti allo studio e non soltanto di schedarli”.
Il dissenso per il provvedimento approvato dal Governo è forte pure nella Flc-Cgil. Per il suo segretario generale dei lavoratori della conoscenza, Mimmo Pantaleo, “il consiglio dei Ministri approva in limine mortis” un vero e proprio “sistema pasticciato in cui si mischia la valutazione di sistema con la valutazione dei dirigenti scolastici. Anche nel caso in cui siano state recepite le osservazioni e proposte contenute nei pareri del Consiglio nazionale della pubblica istruzione, della Conferenza unificata, del Consiglio di Stato, il giudizio non cambia. Nello schema di regolamento sono assenti e quindi appaltate all’esterno le finalità politico-istituzionali del sistema nazionale di valutazione, con una sorta di ipertrofia della funzione tecnica a danno del ruolo debole attribuito all’autonomia scolastica”. 
Per Pantaleo nel comunicato stampa del Governo è presente, tra le righe, l’unico vero motivo a fondamento di questa scelta: “l’approvazione del regolamento consente di rispondere agli impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020. Altro che miglioramento dell’offerta formativa e della qualità della scuola! La Flc chiederà l’impegno formale a tutte le forze politiche di cambiare radicalmente questo regolamento e metterà in campo tutte le iniziative necessarie per difendere la scuola pubblica da questo ennesimo intervento dannoso”
Anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti non va per il sottile: “il sistema nazionale di valutazione così come è stato approvato non va. Un colpo di mano che non può trovarci d’accordo”. Il sindacalista punta anche il dito sull’eccesiva fretta nell’approvazione ai rischi di aggravio di lavoro per i docenti: “prima del via libera, sarebbe stato opportuno aspettare l’esito della sperimentazione dei ValeS partita in 300 scuole (per il Miur sarebbero 1.300 ndr). Non è trascurabile, inoltre, la possibilità che il meccanismo di valutazione finisca col rivelarsi un impegno burocratico troppo gravoso per gli insegnanti, tra carte da compilare e processi da giustificare. Tempo prezioso sottratto all’insegnamento”.
Il leader della Gilda si scaglia anche contro l’eccessivo potere dell’Invalsi “a cui sarà affidato il compito di proporre protocolli di valutazione, indicatori di efficacia ed efficienza per individuare le scuole in difficoltà, oltre a quelli per valutare i dirigenti”.
Nel ribadire un secco no alla bozza appena licenziata dal governo, infine, Di Meglio evidenzia la mancanza di investimenti a supporto del regolamento: “Già questo – conclude – ci rende molto scettici sul successo del progetto. Senza contare, e non è un elemento secondario, il fatto che gli insegnanti siano stati tenuti del tutto fuori dalla discussione su un tema centrale per il mondo della scuola”. 
Un concetto, quest’ultimo, ripreso dall’Anief, che giudica la valutazione delle scuole “un provvedimento a costo zero, non discusso con gli ‘attori’ che devono viverlo e preludio di ulteriori tagli alla scuola”. Il sindacato autonomo associa l’approvazione del regolamento con il tentativo dell’amministrazione, che però non ha ottenuto il consenso dei sindacati, “di far approvare alle confederazioni sindacali un pre-accordo sulla formulazione del rinnovo dei contratti che prevede l’abolizione degli scatti di anzianità e l’introduzione di un modello scolastico di tipo aziendale, incentrato sulle performance individuali all’interno istituti trasformati quasi in centri produttivi. I quali si dovrebbero attenere al modello standard prefissato (su che basi?) dal Miur, per poi addirittura entrare in un regime di concorrenza fratricida”. 
Durissimo Marcello Pacifico, presidente Anief: “con questo regolamento – commenta – il Governo dimissionario ha deciso di abdicare al ruolo costituzionale dello Stato di garantire l’istruzione su tutto il territorio e a tutte le fasce sociali. Per fare spazio a un modello che castra la libertà d’insegnamento dei docenti, annulla le loro uniche progressioni di carriera, legate agli ‘scatti’ stipendiali, e tenta demagogicamente di unificare tutte le diverse realtà territoriali e sociali italiane. Alla fine della fiera – continua Pacifico – ci ritroveremo finanziamenti solo per le scuole d’elite, mentre quelle che ne hanno più bisogno, perché collocate in realtà difficili e a contatto con un’utenza più bisognosa, verranno miseramente lasciate al loro destino”. Severo anche il giudizio sull’Invalsi, a cui verrebbe “dato sempre più ampio potere all’Invalsi. Un ente, sulla carta ‘super partes’, che improvvisamente perderà il ruolo di monitore, per vestire quello di mortificatore”, conclude il presidente Anief.
 
Alessandro Giuliani

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Alessandro Giuliani

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