Nel corso di una delle più lunghe riunioni di Governo degli ultimi anni (8 ore e mezzo) è stato approvato l’atteso schema di regolamento in materia di Sistema nazionale di valutazione.
“Il Sistema – spiega il Ministero in un proprio articolato comunicato – si basa sull’attività di collaborazione di tre istituzioni: l’Invalsi, che assume il coordinamento funzionale dell’intera procedura di valutazione; l’Indire, che sostiene le scuole nei piani di miglioramento; gli Ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole”.
Uno dei perni della riforma sarà costituito dall’autovalutazione delle scuole, determinata sulla base di dati forniti dal sistema informativo del Ministero, dall’Invalsi e dalle stesse scuole.
Dal rapporto di autovalutazione che ciascuna scuola dovrà produrre l’Invalsi desumerà gli indicatori che consentiranno di individuare le istituzioni scolastiche da sottoporre alla valutazione esterna, che sarà a sua volta coordinata dagli ispettori.
La scuola dovrà anche definire un proprio piano di miglioramento avvalendosi del sostegno dell’Indire, o della collaborazione con università, enti di ricerca, associazioni professionali e culturali.
Sono esclusi in ogni caso meccanismi sanzionatori o premiali.
L’idea sembra insomma quella di sollecitare le scuole a investire tempo, denaro ed energie allo scopo di migliorare la propria efficacia formativa.
L’intento appare particolarmente nobile e richiama un po’ l’idea socratica secondo cui chi sa cosa è il bene non può fare altro che praticarlo e perseguirlo.
Ovviamente l’intero progetto dovrà essere realizzato a costo zero, ma se dovesse andare in porto ci troveremmo di fronte ad una vera e propria rivoluzione copernicana applicata alla scuola: premi e punizioni (o, se vogliamo usare una terminologia comportamentista, rinforzi positivi e negativi) rimarrebbero in uso in molti settori (e anche nella stessa scuola: il fondo di istituto viene spesso denominato “fondo incentivante”) ma sparirebbero nella scuola.
La novità odierna però è un’altra in quanto il Ministro ha annunciato che “contemporaneamente all’acquisizione dei pareri degli organi consultivi, si aprirà un percorso di consultazioni e confronto sul testo con gli operatori del mondo della scuola, con le realtà associative rappresentanti i genitori, gli studenti e la società civile, nonché con i sindacati del comparto e con le forze politiche”.
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