Categorie: Riforme

Regolamento Valutazione: perché tanta fretta?

Il ministro per i rapporti con il Parlamento Giarda ha inviato tutta la documentazione al Senato in data 23/1/2013, al fine di acquisire rapidamente i pareri delle commissioni parlamentari competenti, facendo presente che il provvedimento riveste carattere di “particolare urgenza” in quanto l’Unione Europea ha posto come condizione, per accedere ai fondi strutturali europei della prossima programmazione settennale, l’esistenza di un adeguato sistema di valutazione. Pertanto ulteriori ritardi potrebbero essere interpretati come una “grave inerzia”.
Il testo arrivato in Parlamento accoglie alcune modifiche minime rispetto alle osservazioni presentate prima dal Cnpi e poi dal CdS: viene riscritto in maniera più precisa soltanto l’articolo 1 (definizioni e soggetti), si semplificano le competenze dell’Indire, e si aggiunge un articolo per Valle d’Aosta, Trento e Bolzano.
Nella relazione di accompagnamento, il Ministero conferma in sostanza le scelte già fatte. Non viene chiarito il rapporto tra il potere di indirizzo assegnato al Ministro e il ruolo dell’Invalsi, non viene precisato come si intenda assicurare effettivamente l’indipendenza e l’autonomia del corpo ispettivo, né si fissano dei criteri generali per la selezione e la formazione degli esperti destinati a comporre i nuclei di valutazione esterna, compito affidato all’Invalsi.
Né tantomeno appare recepito il suggerimento di fondo espresso dal Cnpi di rendere le scuole autonome protagoniste, e non puro oggetto della valutazione, in rapporto anche con le altre istituzioni del territorio.
Alla 7ª Commissione Cultura del Senato la discussione è iniziata il 29 gennaio scorso e il dibattito si preannuncia vivace. Le ragioni della “particolare urgenza”, indicate dal ministro Giarda per conto del Governo, sembrano però una forzatura.
Già con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio abbiamo totalmente condizionato ogni nostra politica economica “all’osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all’ordinamento dell’Unione europea”. Almeno nel settore Istruzione sarà bene che i rapporti restino improntati alla cooperazione verso obiettivi comuni, evitando espedienti un tantino ricattatori. Basta col ritornello “ce lo chiede l’Europa”. Il rischio è che anche questa istituzione, nata come unione di popoli, finisca con l’essere considerata una piovra burocratica mangiatutto.
La valutazione di sistema è questione troppo importante per il futuro dell’istruzione nel nostro Paese, tanto che tutte le forze politiche in campo l’hanno indicata nei propri programmi elettorali. Servono tempi distesi di approvazione ed implementazione, necessari per integrare i numerosi rilievi fatti dai due organi consultivi, e per approfondire attraverso il dibattito parlamentare gli aspetti ancora non sufficientemente chiariti. Non sembra appropriato a tal fine il poco tempo rimasto in questo scorcio di legislatura.
Anna Maria Bellesia

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Anna Maria Bellesia

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