Sembrano riscuotere in larga parte consensi i sette articoli che compongono il decreto presidenziale, messo a punto dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, approvato il 25 agosto in via preliminare dal Consiglio dei ministri, che stabilisce il regolamento del Sistema nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione.
Secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, è stato approvato “un testo certamente perfettibile, ma la cui impostazione appare buona e ampiamente condivisibile. Finalmente non si parla nè di premi, nè di castighi, ma di una valutazione finalizzata alla crescita di qualità del servizio, che muove dall’autovalutazione ed è orientata alla rendicontazione sociale. Si riprende in sostanza il percorso indicato nel Quaderno Bianco del 2007, allora ampiamente condiviso anche dal sindacato”.
Anche per Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, il provvedimento approvato era “necessario e urgente”, anche nella sua fase attuativa bisogna ora cercare di rafforzare “il ruolo degli insegnanti” dando loro un ruolo da protagonisti della valutazione coinvolgendoli in “reti di scuole”. Poi si dovrà cercare di togliere “la burocrazia dalle scuole. Il sistema di valutazione – precisa Di Menna – deve svolgere un’azione di supporto e monitoraggio per le scuole e per gli insegnanti”. I quali “devono superare l’attuale assetto di verifica burocratico/procedurale ed assumere centralità, invece, nell’aspetto tecnico/ professionale, nella didattica, negli esiti formativi. A partire dal testo approvato si apre una discussione ampia, che accompagni i pareri previsti delle Commissioni parlamentari”.
Decisamente più critica è la posizione di Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, secondo cui si è giunti al nuovo modello nazionale di valutazione attraverso “zero confronto e zero risorse. Quando si affrontano temi così rilevanti – dice Pantaleo – generalmente si mettono in campo risorse e idee. Non è il caso della bozza di regolamento sul sistema di valutazione”. Per il sindacalista della Flc-Cgil “sul versante dei soldi non c’è trippa per gatti: tutto deve avvenire nell’ambito delle risorse disponibili, vale a dire quasi niente. Per quanto riguarda le idee, ancora peggio: addirittura il Miur demanda ad un soggetto esterno quali debbano essere gli indicatori di efficienza ed efficacia del nostro sistema di istruzione”. Secondo Pantaleo “così non va: la Flc avvierà alla ripresa dell’attività scolastica una campagna a tappeto e una raccolta di firme per modificare i contenuti dello schema di regolamento e far ‘sentire’ la voce della scuola reale a chi si rifiuta di ascoltare”. Tra i sostenitori del provvedimento figura invece l’ex ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, che lo ha giudicato “un atto importante per l’ammodernamento del sistema scolastico: il regolamento – ha detto Gelmini – rappresenta la continuità delle sperimentazioni avviate precedentemente che hanno realizzato le prime azioni di un articolato sistema di valutazione delle scuole, degli studenti e degli insegnanti“. Quello della valutazione, non a caso, era stato uno dei ‘cavalli di battaglia’ dell’ex ministro tornato dallo scorso mese di novembre nei ranghi di deputato Pdl: “Particolarmente condivisibile – sostiene Gelmini – è la centralità data all’utilizzo di comuni misure standardizzate prodotte dall’Invalsi, che permettono alle scuole di orientarsi verso gli stessi obiettivi e consentono alle stesse scuole la rendicontazione pubblica del loro lavoro“.
Nel testo approvato dal Cdm si introduce, infatti, un sistema valutante composto dall’Invalsi, che avrà il ruolo centrale di “coordinamento funzionale”, assieme all’Indire e dal corpo ispettivo. Sarà il ministro dell’Istruzione, con cadenza almeno triennale, ad individua le priorità strategiche del modello di valutazione, da adottare d’intesa con la Conferenza unificata.