A Milano si apre il convegno “Curare con l’educazione-Come evitare l’eccesso di medicalizzazione nella crescita emotiva e cognitiva”. L’iniziativa parte dalla constatazione che nelle scuole italiane in 10 anni sono quasi raddoppiate le certificazioni di disabilità: in quattro anni, secondo dati del Miur, sono triplicate le diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento e in tre anni sono dilagati i bisogni educativi speciali. Alle elementari, un bambino su quattro ha un programma autonomo di lavoro e spesso è affiancato da un insegnante di sostegno. Dietro a questi presunti malesseri neuro-emotivi spesso si nascondono problemi educativi, come il rischio della deresponsabilizzazione: scuola e genitori smettono di riflettere su se stessi e sui propri metodi, rimettendosi al parere dei medici.
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“Mancanza di regole educative chiare, discrepanza sostanziale fra padre e madre nell’educazione dei figli, mancato sviluppo delle autonomie all’età prevista, sedentarietà indotta, mantenimento di fusionalità simbiotiche con la madre o con entrambi i genitori, sono fra le situazioni più diffuse e in aumento”.
“La vera emergenza – avvertono gli esperti – è la disattenzione crescente nei confronti dell’educazione, quasi che i bambini e i ragazzi potessero farcela da soli senza un cantiere ben organizzato da genitori, insegnanti e adulti. È una disattenzione grave che può creare patologie. Basti pensare agli scompensi generati da quei genitori che impostano la gestione dei figli unicamente nella logica della disponibilità, della spiegazione, dell’incontro, della piacevolezza, del gradimento, a prescindere dalla necessità che l’adulto faccia l’adulto”.
A questi limiti genitoriali va aggiunta l’alienazione infantile nei confronti del gioco, del movimento e della natura, che può a sua volta essere causa di eventuali ritardi fisiologici. Le indicazioni terapeutiche prevalgono su quelle educative mentre per uscire dal tunnel della patologizzazione dei bambini bisognerebbe “aiutare i genitori a rimuovere le carenze educative, ripristinando i basilari minimi” e “conservando ai bambini lo specifico della loro età: l’errore come scoperta, lo stupore, il senso ludico e il pensiero magico, il movimento e la spontaneità sociale”.