I lettori ci scrivono

Reintrodurre gli scritti non cancella tutti i problemi della scuola

Caro Ministro

In questi ultimi anni il mondo della scuola ha assistito impotente ad un alternarsi di ministri e di riforme che hanno lasciato indubbiamente un segno, ma forse sarebbe meglio dire che hanno creato un baratro nel quale siamo precipitati. Questa pandemia ha solo portato alla luce i risultati fallimentari di decenni di abbandono in cui avete lasciato la scuola. 

Siamo giunti all’ennesimo esame di maturità non pensato, non strutturato, improvvisato, frutto di un sentimento di “pancia” piuttosto che di un responsabile percorso di scelta ponderata. Un “ritorno alla normalità” lo avete chiamato, basandovi sul semplice presupposto che la reintroduzione degli scritti abbia, sol per questo, dato maggiore valenza ad una prova finale che da parecchi anni ormai è solo una bella facciata. Avete ascoltato chi chiedeva la reintroduzione dello scritto di italiano sul presupposto che gli studenti di oggi non sono in grado di comprendere un testo e non sanno scrivere ben sapendo che, se così è, quella prova finale non porrà rimedio ad un dato di fatto ma evidenzierà solo il fallimento del sistema. “Dobbiamo accompagnare i ragazzi fin dalle scuole medie a vedere cosa sono le imprese”, avete detto,  senza pensare che c’è un tempo per lo studio che è sacro ed inviolabile e che non può essere distratto da esigenze imprenditoriali di mercato.

Siamo giunti a ciò che è sotto gli occhi di tutti e che viene definito “analfabetismo funzionale”. E vi meravigliate? Ci siete riusciti. Avete dato alla scuola oneri che non competono ad essa. Incapaci di offrire seri aiuti ai lavoratori con figli, avete ridotto la scuola a centri ricreativi dove l’importante è offrire un servizio di parcheggio gratuito. Così proponete per  l’estate attività di socializzazione per gli alunni come se non avessero diritto a coltivare proprie passioni ed amicizie al di fuori del contesto scolastico o in seno alla propria famiglia sostituendo l’ipotesi di aperture prolungate della scuola alla carenza di spazi associativi ed interventi sociali di ben diversa natura.

Avete riformato gli indirizzi tecnici trasformandoli in pseudo licei rubando ore alle materie di indirizzo e poi avete introdotto l’alternanza sottraendo ulteriore tempo alla didattica ed all’apprendimento. Avete imposto ai docenti metodologie di valutazione. Avete eliminato le conoscenze esaltando competenze che non si possono acquisire senza le prime. Avete negato la libertà di insegnamento attribuendovi il merito di metodologie didattiche che la scuola aveva già in atto ma ne avete distorto il significato introducendo una DID che non è scuola poiché non esiste nel mondo reale ciò che appartiene al sovrannaturale: l’uno ed il trino non coesistono nella didattica. Il risultato è stato quello di impedire di fatto agli alunni di apprendere per garantire alle famiglie, seppur parzialmente, l’accoglienza in classe degli alunni. Non parlate di diritto all’istruzione! Non state tutelando questo… 

Dietro ad una maschera propagandistica state ottenendo un risultato eccellente. Un popolo di analfabeti funzionali, animali da soma incapaci di proprie scelte ed autonomia nelle decisioni. Tanto la colpa è sempre dei docenti, non formati, non preparati, anaffettivi, incapaci di appassionare. Ma a noi non è sfuggita la quasi totale eliminazione del Diritto dalle superiori e l’introduzione di una disciplina complessa come l’Educazione Civica ritagliando e sottraendo altre ore ad un già striminzito orario curricolare che deve fare i  conti con progettini vari ed alternanza.

In realtà a pensarci bene i banchi con le ruote ben esprimono l’idea che avete della scuola: un circo dove saltimbanchi devono intrattenere un  pubblico attirandolo con giochi di illusionismo e con il solo fine di divertirlo. Mi viene in mente Pinocchio… ma il caro Collodi proponeva la scuola come rifugio dai falsi miti. Voi invece  avete trasformato la scuola nel paese dei balocchi.
Ma si sa, reintrodurre gli scritti risolve i problemi e mette a posto le coscienze.

Antonella Giovanditti 

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