Ha ancora un qualche senso, oggi, a trent’anni dalla fine della DC, cioè del partito che ha accompagnato la rinascita dell’Italia dal 1945 al 1994, richiamare, da parte della Chiesa, i valori della dottrina sociale cristiana per orientare le scelte politico-partitiche?
Oggi è scontato che, cambiato il contesto, ogni forma di collateralismo sia obsoleto. Perché siamo in una società definita “fluida”, cioè post-ideologica. Resta poi da chiarire, tra di noi, se questa società fluida sia identificabile solo in termini individualistici, quasi narcisistici, senza più “evidenze etiche comuni”. Sapendo, comunque, che la politica oggi non è più capace di pensieri lunghi, di sguardi di prospettiva oltre gli interessi del momento, con leader che valgono il sole di un mattino, ma che, di certo, non hanno lo spessore di un De Gasperi, di un Moro, di un Berlinguer, di un La Malfa, di un Nenni.
L’ultimo leader di spessore, figlio di questi padri costituenti, è scomparso di recente, Ciriaco de Mita, e ricordiamo bene i suoi richiami, da novantenne, al dovere di una politica che sia capace, anzitutto, di farsi pensiero pensante, cioè offerta di speranza di un futuro per tutti. Cioè di una società come comunità, e non solo dei gruppi di interesse.
La disaffezione, persino nella elezione del proprio sindaco, con percentuali di votanti minoritaria, dovrebbe tutti interrogarci e portarci a rivedere il rapporto tra società e politica oggi.
In seconda battuta, la querelle ci sta dicendo una cosa, cioè la fatica anche degli uomini di Chiesa di uno stile di dialogo aperto, fraterno.
Per chiudere, resta la questione dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola di oggi, soprattutto se teniamo a mente la società odierna.
Conoscendo bene questo mondo, tanto da avere proposto, diversi anni fa, il primo disegno di legge per immettere in ruolo i docenti di religione, al di là del vincolo diocesano, per dare pare dignità a questi docenti rispetto ai loro colleghi, credo che riflettere insieme su come sia cambiato oggi questo insegnamento, e su come realmente venga proposto in classe: penso che tutto questo meriti una attenzione speciale, perché ci interroga su come proporre anche oggi un profilo culturale (che è altro dal catechismo delle parrocchie) che risponda alle domande valoriali, laicamente aperte a tutti, ma tenendo a mente una storia sociale e religiosa che ha segnato e costruito la nostra storia.
Leggendo, infine, le notizie che hanno visto per protagonisti mons.Zenti e don Campedelli, l’invito, dunque, è quello di andare oltre. Ma di avere a cuore la sostanza delle criticità odierne.
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