Il nuovo concorso di religione cattolica è senza dubbio uno dei temi spinosi che il nuovo Governo erediterà. Infatti, come scritto in precedenza, è previsto a breve il concorso per assumere 4mila docenti di religione cattolica.
Dopo lo scontro fra sindacati che ha visto formarsi degli schieramenti, arriva un’ipotesi dalla FGU/Snadir, che potrebbe aprire uno spiraglio.
Il conflitto fra le sigle sindacali ha origine dal fatto che mentre i sindacati hanno chiesto una procedura riservata, il Ministero ha fatto intendere di procedere verso un concorso ordinario.
E’ così si sono formati da un lato FGU/Snadir e Cisl Scuola che pur di non perdere quanto ottenuto sarebbero disposti a proseguire il dialogo, mentre invece lo Snals e la Uil Scuola, propendono verso un irrigidimento delle relazioni per ottenere un concorso riservato.
Per chiarire la situazione interviene Orazio Ruscica, dello Snadir, che con un comunicato ricorda: “il bando di concorso è un atto autonomo dell’amministrazione statale e non ha bisogno di una firma dei sindacati. Il Miur ha il solo obbligo di informare le organizzazioni sindacali rappresentative (tra cui la Fgu/Snadir) circa lo stato di attuazione del bando. Pertanto il confronto tra Miur e sindacati sulla predisposizione del bando di concorso degli insegnanti di religione non è un tavolo contrattuale, ma un semplice tavolo di confronto di cui il Miur può scegliere di avvalersi in fase decisionale”.
Tuttavia, il segretario nazionale Snadir, precisa che “la delegazione trattante è rimasta al tavolo di confronto al fine di ottenere le condizioni meno gravose possibili e poter prospettare disposizioni specifiche che fossero vantaggiose per i docenti di religione, come ad esempio la valutazione del servizio prestato, l’attribuzione di un punteggio per il superamento del precedente concorso del 2004 e la valorizzazione dei titoli di accesso e eventuali aggiuntivi”. In poche parole, per non perdere quanto ottenuto in questi mesi di confronto, il sindacato ha preferito proseguire il dialogo con Viale Trastevere, proprio per l’assenza di vincolo nei confronti dei sindacati.
La speranza dello Snadir, è che il prossimo Governo possa proseguire la mediazione, magari cambiando idea sul concorso riservato: “è bene chiarire che il bando di concorso che il Miur è pronto a varare non è certamente il bando voluto dallo Snadir, ma è un testo frutto di mediazione che può ancora essere rimesso in discussione con il nuovo Governo che si andrà a formare”.
Il sindacato infatti ricorda come la categoria degli insegnanti di religione sia rimasta esclusa dalla legge 107 e dai tutti i benefici che ha previsto per gli altri docenti.
Quello che si sa per il momento è che sarà bandito un concorso con le regole precedenti la legge 107/2015 e del DL 59/2017. I posti da mettere a disposizione saranno quelli utili per la copertura della quota del 70% (legge 186/2003), cioè circa 4.600 cattedre, anche se nell’ultimo periodo si parla di 4mila. Sarà sicuramente il bando a definire il numero preciso di posti messi a disposizione.
E’ importante sottolineare che il concorso dovrà essere organizzato in tempo utile al fine di evitare l’attivazione dell’applicazione del comma 131 della legge 107/2015, ovvero il divieto di superare i 36 mesi di contratti a tempo determinato.
C’è stato anche l’intervento della CEI che ha espresso il proprio parere in merito. Nello specifico, il segretario generale della CEI, monsignor Nunzio Galantino, ha fatto sapere che potranno partecipare al concorso coloro che, oltre al titolo di studio, saranno in possesso di un certificato di idoneità rilasciato appositamente ai fini del concorso, che sarà, ricordiamo, su base regionale e poi articolato secondo i numeri necessari in ciascuna Diocesi.
Lo stesso Galantino, come abbiamo scritto già in precedenza, ha voluto mettere in guardia i candidati che stanno seguendo corsi di formazione a pagamento: “lo stanno facendo per un concorso che non è stato ancora bandito”, ha detto il prelato, che ha anche preso le distanze da queste iniziative. “La Cei – ha concluso – non ha alcun ruolo né responsabilità, che appartengono al Ministero competente”.
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