Benedetto Croce, laico e non credente, riconosceva il debito che l’intera storia moderna ha nei confronti della Rivelazione Cristiana, perché “tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto”.
Questa identità è a fondamento della civiltà occidentale. Anzi, le radici stesse dell’Occidente, che non possono non essere che classiche e cristiane. E questa identità cristiana può considerarsi anche una identità più laica che religiosa, perché, per la nostra cultura, non solo può essere una identità individuale ma anche collettiva.
L’anno scolastico giunge al suo termine, con le dovute operazioni di rito, e già si leva lo stendardo del diritto alla libertà di credo, e per cui oggi non più è necessaria la disciplina di religione, poiché essa offenderebbe nel limitare azione e pensiero di una Nazione oramai mescolata tra tradizioni culture e fedi talvolta lontane dal pensiero cattolico-cristiano. Un vessillo alto che secondo me altro non è che un nascondere, da parte dell’uomo occidentale, il senso di colpa per ciò che la civiltà ha costruito in Occidente e non solo. E quindi la vergogna che contrasta con il dovuto riconoscimento di Croce.
O forse altro non è che un modo di distogliere l’attenzione sull’operare di questo Governo, in linea comunque con la tradizione del Potere quando si parla di Scuola. Attenzione fatta viva e presente con le tante manifestazioni di piazza, i tanti incontri nei sacri palazzi, nelle commissioni. E intanto il circo procede con i suoi vecchi carrozzoni offrendo lo stesso eguale spettacolo, non mai al passo con nuove moderne acrobazie, o satire, o tecnologie.
Basta guardare alle 45.000 cattedre non rese al trasferimento, alle assegnazioni che portano illusoriamente a casa qualcuno, per poi rispedirlo alla sede titolare con le difficoltà di chi ha lasciato monolocale e quotidianità.
Assegnazioni che non tengono conto che esiste un popolo che, pur non rientrando nelle motivazioni, sono comunque in difficoltà perché anch’esso lontano dalla propria città, dal suo luogo antropologico, e dagli affetti che non sempre e soltanto debbono essere quelli della convivenza, e magari dopo un tempo di distanza e distacco da ciò che lo riconosce, ancora girovaga circumnavigando identificandosi con Ulisse, che non riusciva mai ad arrivare alla sua Itaca, e alla sua Penelope: ho amici colleghi, che sono soprattutto amici, che dopo 30 anni di onorato servizio finiscono a 40/50 km da casa, partecipando attoniti e impotenti ad assegnazione di cattedre degli ultimi arrivati, o di supplenti che suppliscono l’anno di malattia di un titolare, e guarda caso abitano nella stessa città, ed ad un passo dalla scuola: e se questa cattedra venisse invece data direttamente a chi segue in graduatoria di istituto, senza spedirlo ad esempio ad Oppido Mamertina (RC), 54 min (68,9 km) passando per E45?. E magari, per diritto di gavetta, spedire il supplentino (con tutto rispetto cmq), alla sede di Oppido?
E ce la prendiamo con la Religione Cattolica-Cristiana, anziché rivedere con onestà le tante falle che volutamente si vogliono non riparare, magari forse, ricostruendo totalmente la Scuola: moderna, tecnologica, e soprattutto fondata sul pensiero libero, sulla cultura che è abbraccio ai diversi saperi, che poi tutti pervengono al centro della loro stessa essenza: l’uomo, la sua identità: storia, tradizione, confessione.
Solo per seguire il politcally correct, stiamo svendendo la nostra identità culturale e la nostra storia. L’Occidente, l’Italia, l’Europa, è un ideale che viene da lontano e ha le sue radici più profonde in tre luoghi: Atene, Roma e Gerusalemme, dove tutto iniziò.
Il Cristianesimo le ha senza dubbio dato unità culturale, e tale valore insostituibile delle radici cristiane, come afferma Croce, avrebbe dovuto essere riconosciuto ufficialmente a Bruxelles.
Non commettiamo lo stesso errore.
Mario Santoro
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